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Prana e il respiro

Feb 1, 2016 | Kriya

di Marica Pellegrini

Che legame tra Prana e Respiro?

Uno degli argomenti dell’annualità di Kriya Yoga che più mi ha incuriosito, ruota attorno al legame tra prana e respiro e all’evoluzione del rapporto tra di essi.

Prana

Prana e il respiro sono due entità ben distinte e differenti, che possono accompagnarsi, ma che non risultano indispensabili l’uno all’altro.

Il prana è la forza vitale ed è caratterizzato dalla psiche e tutto quell’insieme di emozioni, percezioni, sensazioni, pulsioni e funzioni vitali che mettono in comunicazione la mente con il corpo.

Potremo anche definirlo come quell’insieme di manifestazioni che differenziano un corpo vivo da un cadavere.

Il prana viene rappresentato da un elefante, forte e possente, il quale è cavalcato da un bimbo che simbolizza la mente e che comanda e dirige l’elefante, cioè il prana.

Prana ha bisogno di essere governato e tenuto a bada, e necessita di essere indirizzato e controllato dalla mente, poiché se questo rapporto saltasse, la sua forza smisurata potrebbe rivelarsi distruttiva e nefanda.

Prana e il Respiro

Il respiro è un veicolo di prana e in base alle sue caratteristiche, è uno degli elementi più adatti a condurre il prana nel corpo, mettendolo in comunicazione con la mente.

Poiché il respiro è governato sia dal sistema nervoso involontario, che dal sistema nervoso volontario, può essere controllato e modulato.

Costituisce un mezzo flessibile e malleabile su cui lavorare in modo consistente in particolare nelle prime fasi della pratica dello yoga, al fine di stabilizzare la mente appoggiandola su di un ritmo duale e allontanandola dal caos.

In una fase successiva il respiro e l’immagine che abbiamo di esso, si uniscono al prana che viene accompagnato attraverso dei percorsi nel corpo.

Mentre solo in un ultimo momento, i due elementi risultano in grado di scindersi per cui entrambi riprendono a fluire in modo separato e distinto.

Prana, il Respiro e i Kriya mentali

Per quale motivo ad un certo punto della pratica dello Hatha Yoga, prana e respiro non necessitano più l’uno dell’altro e che cosa rende tutto ciò possibile?

Per capire meglio come evolve il rapporto tra questi due elementi, proviamo ad analizzare nel concreto cosa accade nella pratica del percorso denominato Arohan-Awarohan.

In questa modalità, il prana risale con l’inspirazione dal perineo nella parte anteriore del tronco attraversando i vari Kshetram fino alla gola e ruotando attorno al capo fino al Bindu.

Nella discesa, con l’espirazione, dal Bindu, il prana discende girando attorno al capo fino alla gola e scorre sulla parte posteriore del tronco attraversando i vari Kshetram fino a ritornare al punto di partenza, Muladhara.

Nelle fasi iniziali della pratica, questo percorso necessita di essere effettuato con uno o più respiri poiché il prana, che può essere vittima di un aspetto tamasico della mente, ha bisogno di essere quasi “trascinato” a fatica lungo la strada prestabilita.

E’ come se il padrone non fosse ancora ben capace a guidare il suo elefante e rende incerto e dispersivo il percorso di prana, visto che “prana va dove va la mente”.

Attenzione: inizialmente se prana non cammina bene è perché la mente non sa guidarlo.

La mente si regolarizza

Nel corso della pratica, man mano che la mente si regolarizza, si riuscirà così a far scorrere il prana nel circuito, accompagnandolo con un solo atto respiratorio completo..

Avremo la possibilità di percepire anche a livello corporeo le sensazioni fisiche tangibili, generate dal percorso che abbiamo immaginato di fargli compiere.

Successivamente, prana deve essere addestrato dal padrone, per apprendere quelle norme di comportamento che gli consentiranno solo dopo una pratica assidua di fare da solo.

Con il perfezionamento della pratica potremo accorgerci di come la circolazione del prana divenga via via più veloce del respiro, per cui potremo ritrovarci ad aver compiuto il percorso prima che l’atto respiratorio terminasse.

Ed è quindi come se l’elemento prana avesse iniziato ad accelerare, ad attivarsi attraverso questo circuito corporeo, e la mente si svincola dagli aspetti più tamasici e rajasici per raggiungere il Sattva.

Tutto diviene così veloce che ci è possibile percepire il percorso simultaneamente, consentendoci di guidare il prana attraverso la mente, la quale possiede una velocità folgorante.

A questo punto potremo dire di aver raggiunto il nostro scopo:

ossia quello di ricondurre la mente a una delle sue caratteristiche intrinseche ed originarie, e cioè ad una condizione di velocità così forte da risultare immobile.

Ciò che blocca la mente in questo processo, sono spesso i condizionamenti e le idee pregresse, Vritti e Samsara, dai quali ci possiamo liberare con la pratica del Kriya Yoga.

 

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