di Nunzia Masiello
Lo Hatha Yoga non è toccarsi la punta dei piedi
Ho trovato l’ispirazione per scrivere queste brevi riflessioni dopo aver letto casualmente una citazione (non ricordo il nome dell’autore) che dice : “ Lo yoga non è toccarsi la punta dei piedi”.
Il mio percorso
La mia prima lezione di yoga l’ho frequentata nel 2001, in uno Studio del centro di Firenze, bellissimo nelle sue pareti affrescate.
Rimasi subito affascinata da questa disciplina rigenerante, ma senza comprendere il senso più profondo dell’esperienza che andavo ad iniziare.
In seguito ho sperimentato corsi di vario genere di yoga.
Via via che mi addentravo nella pratica, mi sentivo soddisfatta per quelli che per me erano miglioramenti continui, ma che ora alla luce delle mie attuali esperienze, vedo chiaramente come falsi progressi.
La mia pratica di quegli anni era incentrata soprattutto sullo sforzo di riuscire a fare e a tenere a lungo posizioni scomode e complesse, nell’ ingenua speranza di raggiungere il livello di alcuni compagni di corso che riuscivano a stare capovolti sulla testa.
Nonostante avessi scelto di orientarmi verso una disciplina molto diversa dallo spirito del fitness, rimaneva importante nella mia pratica l’idea e il bisogno di “performance”.
La scuola Efoa
E cosi, sono arrivata alla Scuola Insegnanti EFOA, senza avere una cognizione corretta di che cosa lo yoga è, e che cosa lo yoga non è, e a cosa serve.
Questo primo anno di corso è stato quindi importante per conoscere “i fondamenti”, l’ABC dello yoga (non si possono mettere le piastrelle in un bagno prima di aver costruito le fondamenta di una casa).
Per me è stato fondamentale chiarirmi che yoga non è sforzo, acrobazia, allineamento perfetto, perché la perfezione è una condizione interiore.
Con l’anno del Kriya Yoga, ho cominciato a familiarizzare con il concetto di “comodità”, di mobilità del respiro (che non è in contraddizione con l’immobilità, ma un elemento complementare), di purificazione attaverso il movimento.
Ho compreso che lo yoga è essenzialmente risveglio della vitalità, che in una visione più ampia si traduce in gioia di vivere.
Lo Hatha Yoga è il controllo della Mente attraverso il Corpo
Una delle domande alla quale ho trovato finalmente una risposta è: “A cosa serve lo Yoga?”.
L’elemento più importante che ho appreso durante questo primo anno di corso, è che lo yoga è controllo della mente attraverso il corpo.
Queste parole della mia insegnante, Françoise Berlette, mi hanno aperto un ventaglio di riflessioni importanti.
Ho compreso che lo yoga è un mezzo per agire sulla mente, calmarla, renderla attenta e vigile.
Questo è un aspetto molto interessante perché la mente dell’uomo moderno è una mente accellerata e soprattutto una mente intasata dalla “spazzatura” che gli mettiamo dentro e che “fermenta”.
Ho sperimentato in prima persona, attraverso i Kriya, che lavorare sul corpo è un ottima strada per poter “lavorare” sulla mente.
E’ molto affascinante poter avere il controllo della propria mente, farla respirare e renderla più attiva e attenta attraverso l’azione sul corpo, il movimento coordinato con il respiro e le posizioni statiche.
Lo Hatha Yoga è essere nel movimento della Vita
In questo modo fare yoga non è un estraniarsi dalla vita, (come sembra suggerire l’immagine stereotipata di uno svuotamento da tutti i pensieri) ma un essere nel movimento della vita.
Comprendere questi concetti di base per me è stato illuminante.
Ora so di poter fare il mio yoga anche senza acrobazie, senza sforzo, ma semplicemente ponendo attenzione a quegli elementi fisici, mentali e del respiro che rendono lo yoga efficace e trasformano la pratica in un processo evolutivo.
Nella mia conoscenza e consapevolezza dello yoga, frequentare la prima annualità di yoga con l’Efoa è stato come passare dalla complicazione alla semplificazione, armonizzare tanti elementi in una sintesi bellissima che si radica nella mia conoscenza, perché passa anche attraverso l’esperienza.