di Anastasia Vicinelli
L’attivazione di Kanda
Una dettagliata descrizione della pratica dei kriya fisici e mentali, la percezione di prana e la realizzazione dello Yoga nella sequenza del gioiello.
Durante tutto l’anno abbiamo praticato sia kriya fisici che mentali.
In ogni lezione incominciavamo con i kriya fisici aumentando di volta in volta, solo apparentemente la difficoltà.
In realtà ( o meglio con l’immagine che ho io della realtà ) via via che la sequenza richiedeva più coordinazione tra i vari arti seguendo il ritmo del respiro, via via che la sequenza si faceva sempre più lunga arrivando a ben 150 passaggi da una posizione all’altra, tutto diventava sempre più fluido, più scorrevole, scivolando da un passaggio all’altro in modo naturale e bello, sentendo il piacere fisico che mi dava scioltezza e il piacere mentale che mi dava concentrazione e calma.
Percepivo al comando il mio respiro in ogni movimento.
Sicuramente la conoscenza e la pratica mi hanno permesso questo.
Il Prana
Ora mi domando: “E il prana? Lo percepivo? C’era ?”
Abbiamo detto tante volte, dove va la mente va anche il prana, e il respiro è un veicolo per sentirlo nel corpo.
La mia mente era attenta (non sarei riuscita senno a fare, per intero, sequenze cosi lunghe) seguendo l’inspiro e l’espiro in ogni singolo passaggio.
Ma in questa dinamicità fisica non ho percepito il prana, forse l’ho veicolato passivamente con la mia mente e il mio respiro, ma non l’ho gestito.
Eccolo che appare nell’ultima lezione di Kriya.
La sequenza del gioiello
Poi l’ultima lezione, la sequenza del gioiello: Françoise riprende l’argomento sul prana e sul kanda, cuore pulsante del prana, situato tre dita sotto l’ombelico e al suo interno.
Incominciamo la pratica e dopo una breve interiorizzazione in posizione comoda, ci sdraiamo: il corpo è fermo.
So cosa andare a cercare, attivo la mia mente che va nell’addome.
Mi servono diverse respirazioni per provare a percepire il kanda, ma non è ancora potente e vivo.
Purna RechakaKriya: attivo Kanda nell’addome
Supini, gambe piegate e piedi a terra larghi un po’ più del bacino.
- Espirando attivo l’addome cercando di percepire la forza, la potenza e il calore al suo interno; chiudo il mio corpo, alzando la testa con la nuca allungata;
- sollevo le spalle e le braccia unendo i dorsi delle mani che si ritrovano in mezzo alle gambe; percepisco il senso di chiusura anche nelle gambe e nei piedi andando ad attivare la catena laterale anteriore.Questa chiusura è resa possibile grazie alla forza nell’addome, dove sento il prana crescere in un kanda che diventa sempre piu ampio e caldo.
- Inspiro, rilascio di colpo il corpo e percepisco l’espansione del kanda come fosse un vortice d’aria che si espande in tutto il tronco.La sensazione nel corpo e nella mente è molto rigenerante, come se mi sentissi ripulita e in perfetta forma.
- Rimango con il corpo fermo e continuo a sentire il mio tronco più vivo più caldo e vibrante, mentre la mia respirazione fluisce liberamente, la mia mente registra una sensazione di grande piacere.
Ardha Pavanamuktakriya: Potenzio Kanda nell’addome
- Sento bene i punti di appoggio del mio corpo sul pavimento, ricerco la fluidità del mio respiro.
- Espirando attivo il mio addome e fletto la gamba al petto con la forza delle mani e non delle spalle, allungo la mia nuca con il mento basso usando i muscoli laterali del collo e avvicino la testa al ginocchio.
- Rimango in sospensione con i polmoni vuoti, sentendo sempre più forte il mio intenso e denso kanda nell’addome.
- Inspiro lentamente e mentre abbasso contemporaneamente mani, piedi e testa, per poi far risalire le braccia e scendere la gamba, mi sono creata le nadi dove portare il prana e farlo arrivare fino al cuore delle mani e dei piedi.
- Di nuovo godo della mia sospensione a polmoni pieni per poter meglio sentire il prana nelle mani e nei piedi. E riparto espirando e con l’altra gamba.
Questo kriya l’abbiamo fatto tante volte e sempre (o quasi) la mia mente era concentrata soprattutto sul respiro che coordinava il movimento.
Questa volta era diverso, la mia intenzione e la mia attenzione era sul prana nel kanda, sul suo diffondersi nel tronco, nel corpo attraverso le nadi che mi sono costruita per portarlo fino al cuore delle mani e dei piedi.
Mi è sembrato che il movimento del mio corpo fosse molto più lento, a rallentatore, quasi sospeso e il respiro lieve, quasi impercettibile, non di sicuro l’ujjayi che spesso attivo.
Continuiamo ad attivare la percezione del Kanda nelle varie parti del corpo, nella colonna con:
Marjarikriya, il movimento del Gatto
Proseguiamo con l’attivazione del kanda nel BACINO e nella TESTA, prima da soli e poi insieme: qui mi soffermo perché di nuovo ho sentito un grande piacere nel praticare questi movimenti.
- Mi siedo in vajrasana e visualizzo una pallina simile a quella del ping pong, ma non fredda, di plastica, spenta e morta, ma bensì luminosa, bianca, raggiante, densa e pulsante, dai confini non perfettamente definiti, quasi avesse dei piccolissimi raggi, come fosse un piccolo cratere tondo e lucente;
- Posiziono la mia bellissima pallina viva al centro della mia testa, all’altezza del terzo occhio ma internamente.Espiro abbasso la testa e la pallina scende verso la fronte, creando nella sua discesa una scia luminosa;
- Inspiro, alzo la testa portandola indietro e la pallina risale, per poi scendere verso la nuca e continuo, via via, sento il percorso sempre più luminoso e la mia attenzione è sempre più sul percorso che diventa un solco luminoso;
- Fletto lateralmente la testa a destra e la pallina scende verso la tempia destra e ricrea una nuova scia, poi a sinistra e la pallina scende a sinistra lasciando la scia del suo percorso.Lo faccio diverse volte, non so quante, mi piace, ci provo gusto.
- Poi unisco i due movimenti e la pallina lascia la sua scia luminosa formando un cerchio che passa da ogni punto (nuca, tempia sinistra, fronte, tempia destra) in un verso e poi nell’altro.Sento sopra la mia testa una sorta di corona, non attaccata alla testa ma sopra. Aurea?
Quando finisco il mio movimento con la testa, sento il prana attorno alla testa, come se fosse aria densa, la testa un po’ ovattata (la sensazione è molto rilassante e piacevole, ma non facile da descrivere a parole).
Provo a ripensare se seguivo un ritmo respiratorio durante i movimenti.
Non credo, non mi ricordo, ricordo bene solo la luminosità della pallina e della strada. Credo che la percezione del prana abbia superato il ritmo che avevo impostato inizialmente nel movimento.
Attivare il Kanda nel bacino
In vajrasana visualizzo di nuovo la mia pallina ferma nel mio bacino. La conosco e ora mi sembra ancora più viva e luminosa.
Sono ancora ferma, ma la pallina fa piccolissime oscillazioni nella conca del mio bacino:
- Inspiro e ravvivo la mia pallina, espiro, il pube va in avanti (in alto), l’ombelico si ritrae e la pallina scivola indietro verso il sacro, inspiro, il sacro va indietro e la pallina scivola verso il pube che si abbassa.Lo faccio diverse volte, è divertente.
La pallina nella coppa del mio bacino si muove più veloce, come ci fosse dell’acqua che l’accompagna nel suo sali scendi.
Ora unisco i movimenti delle due palline nella testa e nel bacino:
- Inspiro le mie palline sono al centro della testa e del mio bacino;
- Espiro la pallina nella testa scende verso la fronte, mentre abbasso la testa e la pallina nel bacino scivola verso il sacro mentre il mio pube va in avanti e (in alto);
- Inspiro la mia testa va all’indietro e la pallina verso la nuca, il mio bacino va in avanti e il pube all’indietro e la pallina scivola verso il pube.Percepisco al termine di ogni inspirazione ed espirazione le due palline ferme nel punto diametralmente opposto del bacino e della testa (nuca / pube, fronte /coccige)
Abbiamo poi aggiunto i movimenti laterali della testa e del bacino, seguendo la stessa logica.
Riuscire a coordinare i movimenti circolari percependo la pallina nei punti di corrispondenza opposta, sia nell’asse frontale, che sagittale (destra e sinistra), è stato semplice e fluido.
La percezione del movimento del corpo era omogenea, il respiro lieve e forte l’immagine dei percorsi delle mie palline.
Un percorso di Prana partendo dai Kanda
Continuiamo attivando il kanda in altre parti del corpo, fino ad arrivare a:
Jataraparivartasana, la Posizione di Torsione Supina
- Vado a percepire i punti di appoggio con il pavimento (piedi, schiena, testa, scapole, mani), sposto il mio bacino leggermente a destra;
- porto le braccia a croce con i palmi verso il basso, porto le gambe al petto e inspirando le faccio scendere a sinistra verso terra mentre la testa come un bilanciere ruota dal lato opposto;
- Stendo le mie gambe secondo la mia possibilità, evitando qualsiasi tipo di tensione, per poter dirigere la mia mente nel percorso del prana che ho deciso.
- Allungo il braccio sinistro verso le gambe e cerco con la mano un punto ad un altezza comoda per chiudere il circuito, lo trovo nell’incavo del ginocchio destro.
- Rimango in posizione, non sto particolarmente scomoda, ma sento di non percepirne nessun beneficio.E qui mi viene in mente le tante volte che ho fatto ginnastica (e a volte succede ancora…) stando in una posizione con il corpo morto, shava.
- Attivo il kanda nell’addome aiutandomi con la respirazione:
- ogni volta che inspiro lo sento più vivo;
- ogni volta che espiro sento che si espande rilasciando la sua forza in tutto l’addome. Continuo fino a quando lo percepisco ben vivo e caldo;
- Attivo il mio circuito kriya in discesa: inizialmente mi aiuto con la respirazione;
- Espiro scendo dal kanda dell’addome verso quello del bacino, poi percorro l’interno della gamba dx fino al punto marman dietro al ginocchio;
- Inspiro da questo punto di chiusura del mio circuito risalgo lungo il braccio sinistro, clavicola e gola;
- Espiro salgo dalla gola al centro della testa;
- Inspiro scendo dal centro della testa all’addome e riparto espirando seguendo il mio percorso. In ogni punto di cambio del mio atto respiratorio visualizzo un kanda.
- Faccio diversi percorsi sostenuta dal mio ritmo respiratorio che mi aiuta a memorizzare e rendere vivo il mio percorso pranico. Per ora visualizzo una scia luminosa chiara lucente che percorre le parti sopra descritte del mio circuito chiuso.
- Mi stacco dal ritmo preciso del respiro che mi ha guidato in ogni tratto del mio percorso.
- Incomincio a percepire la forma di un triangolo (testa, tronco, gamba, braccio) nel suo insieme, come se lo vedessi da fuori, sopra al mio corpo e ne sento il caldo e il pulsare.
Realizzo lo Yoga
Ora mi rendo conto di ciò che si è ripetuto spesso durante le lezioni: il respiro veicola il prana nel corpo, mi aiuta a concentrare la mia mente in una fase iniziale come se lo istruisse su dove deve andare.
Poi una volta attivato il prana, per sentirlo nella sua pienezza, più caldo, ovunque nello stesso istante, sento la necessità di staccarmi dal ritmo del respiro per non rimanere con una percezione parziale in una singola parte del corpo.
Ora il corpo diventa omogeneo, il respiro si fa sempre più lieve e il prana pulsa nel mio doppio.
E qui capisco la parola asana che con il prana, non è più asina.
Esco dal mio asana e percepisco il lato destro del mio corpo più caldo, vivo, omogeneo, grande. Godo di questa sensazione; poi la torsione dall’altra parte.
Non sempre riesco a percepire prana, non sempre riesco a fare yoga, ma sicuramente molto di più rispetto a qualche anno fa.
Sento una piacevole sensazione di calma e di forza, sono presente e nel mio centro.
Ma a volte, anche queste sensazioni le costruiamo ingannevolmente con la mente, allora ho trovato dei parametri più veritieri: ho le mani calde (di solito sono fredde) e gli occhi con una bella luce (a volte sono spenti): HO FATTO YOGA.