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La Percezione dei Chakra in Karana Kriya: dalla dualità all’unità

Gen 27, 2016 | Kriya

di Maria Gabaldo

Alla ricerca della consapevolezza con il Kriya Yoga

Dalla dualità del respiro al pensiero unitario superiore, fino a Tarka, la consapevolezza. La percezione dei chakra in Karana Kriya.

Chakra

I Chakra sono forme di pensiero create dalla mente influenzando la vitalità del nostro corpo ed in questo modo vengono portate all’esistenza.

Il pensiero si realizza nel suono, nella parola.

Ogni cosa, infatti, per esistere, deve avere un nome ed il nome ha anche una forma che ne è l’immagine.

Così anche i Chakra hanno una forma, Yantra, ed un suono, Mantra, e caratteristiche tali da consentire un riferimento esplicito per la nostra mente nella creazione del pensiero.

Ciò che esiste in realtà è tutto ciò che viene portato all’esistenza su tre piani: corporeo o grossolano, pranico o sottile e mentale o causale.

Kshetram

La collocazione dei Chakra nel corpo avviene a livello mentale attraverso la definizione degli Kshetram, luoghi in cui si percepiscono le cose illuminate dal sole, ovvero la realtà raccolta dai nostri occhi.

Così mentre Chakra è uno stato della coscienza, che, per comodità si può collocare come sede nella colonna, Kshetram, che significa seggio, campo, ne rappresenta una proiezione esterna, che si fisicizza nella parte anteriore e posteriore del corpo andando a rappresentare i primi cinque Chakra collocati idealmente nel modo di prana.

Kriya

Nel Kriya si attua un processo di purificazione che porta alla stabilizzazione di un livello più alto di coscienza, accompagnato da sottili movimenti di prana nel corpo che attraversa questi piani e stati, fino ad arrivare alla comprensione dell’unità di fondo della realtà in Tarka.

All’inizio è necessario sentire i settori nei quali può essere divisa la colonna spinale.

  • Si comincia pertanto con la regione del coccige, dove ha sede il perineo, e dove può essere localizzato il primo Chakra, Muladhara;
  • il secondo Chakra, Svadisthana, si evidenzia nella regione del sacro;
  • il terzo, Manipura, all’altezza dell’ ombelico e della II lombare;
  • il quarto, Anahata, al centro tra il petto e le scapole;
  • e il quinto, Vishuddi, alla gola e glottide.
  • Il sesto Chakra, Ajna, lo si fa risiedere nel terzo occhio;
  • poi c’è Bindu, che ha la sede nella regione occipitale, dove l’attaccatura dei capelli forma una specie di vortice.

E’ la porta di accesso al Sahasrara nell’aldilà, che non può essere considerato della stessa natura degli altri e non è un chakra, ma una realtà superiore che può essere sperimentata solamente in uno stato di Samadhi superiore.

Nadi

Per realizzare la meditazione dobbiamo, inoltre, sperimentare il flusso del respiro nelle due Nadi:

  • Ida (la Nadi del latte)
  • e Pingala (la Nadi del sangue e dello sperma), che indicano i movimenti vitali verso il basso e verso l’alto, ovvero lo stato di addensamento e rarefazione.

Ida scorre lungo la parte sinistra del corpo, partendo dal plesso sacro-coccigeo e termina alla radice della narice destra;

Pingala parte dalla parte destra del plesso sacro-coccigeo e termina alla radice della narice sinistra.

Come Ida, anche Pingala sale a spirale lungo la colonna vertebrale e con essa s’incontra nei cinque Chakra principali.

Così in KARANA KRIYA

la mente sale con il respiro lungo la Nadi ascendente, Pingala, ed attraversa uno Kshetram alla volta, poi scendendo lungo la Nadi discendete, Ida, viene pronunciato il nome di ciascun Chakra.

Dopo successive ripetizioni in cui mente e respiro concorrono alla realizzazione del circuito, solo quando la mente riuscirà a realizzare l’intero percorso con facilità, la stessa potrà liberarsi dal contatto con la dualità del respiro ed aumentare la velocità di percorrenza del circuito, finché sarà così veloce da apparire immobile.

A questo punto potremmo dire che ci si sta avvicinando a Tarka, la consapevolezza.

La mente riflette il pensiero unitario superiore e riesce a gestire contemporaneamente il pensiero duale e quindi con il prana del corpo.

Dopo un certo tempo, quando tutto appare compiuto, si uscirà da Dhyana (lo stato di meditazione) effettuando una profonda inspirazione, riprendendo così la consapevolezza fisica del corpo e aprendoci nuovamente al mondo esterno.

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