di Erika Benini
Che cos’è il Kriya yoga?
Partendo dalla radice semantica “kr” contenuta nel vocabolo kriya ed il cui significato è “azione, movimento”, si pone la base da cui poter iniziare per fornire una chiara spiegazione di cosa sia il kriya yoga.
Azione
Quindi, innanzi tutto, “azione”.
Ma di che tipo? A quale scopo?
E come coordinare tale concetto con quello di yoga, il quale riporta alla mente in maniera istintiva l’idea di immobilità?
L’azione che si prende qui in considerazione è sia fisica che psichica con funzione purificatrice della mente.
La vera natura della Mente e la mente ordinaria
La vera natura di quest’ultima è sattvica, ossia incarnante le caratteristiche di:
velocità,
mobilità,
luminosità
onnipervadenza.
Purtroppo, però, la mente, nel suo stato ordinario, ha perso queste sue peculiarità, riducendosi a ricettacolo passivo di una miriade di percezioni sensoriali provenienti dal mondo esterno, che minano la sua potenza e la sue proprie capacità di coordinazione e comando.
Essa è divenuta lenta, pigra, caotica: incapace di comprendere (jnana) e di discernere (viveka), perdendo così la possibilità di procurare all’uomo quella beatitudine (ananda) di cui sarebbe altrimenti portatore e di cui è sempre alla ricerca.
Il kriya yoga può riportare la mente al suo stato originario: pura e folgorante.
Infatti, esso consiste in una serie di pratiche basate sul concetto di azione e movimento, atte a “ripulire” gradualmente la psiche da tutti i “pensieri spazzatura” da cui è ricoperta.
I Kriya fisici, propriocezione e armonia del corpo
Si parte dal livello più grossolano affrontando serie di sequenze dinamiche di asana intimamente legate al respiro quanto all’esecuzione.
Esse divengono sempre più lunghe e articolate con lo scopo di rendere la mente attenta e concentrata, di svilupparne la memoria e la consapevolezza.
Il corpo si riscopre armonioso e mobile, specchio di una interiorità più equilibrata.
La propriocezione accresce così come la conoscenza sottile di sé.
I Kriya mentali, purificazione della mente
Si passa, poi, alla pratica dei kriya mentali.
Studiati per domare la mente dirigendola all’interno del corpo e conducendola in percorsi psichici (mano-vahini) lungo i quali la stessa possa reimparare a scorrere veloce e presente.
I Kriya pranici, incarnare la mente nel corpo
Ma affinché i kriya mentali non restino pura fantasticheria di una psiche dispersiva, l’ultimo e più impegnativo passo è quello di incarnare la mente nel corpo.
Per far ciò si inseriscono nella sadhana, pratiche rivolte all’accrescimento ed al controllo del Prana.
Quest’ultimo, infatti, è l’elemento di raccordo fra l’aspetto fisico e l’aspetto mentale dell’uomo.
E’ detto: “manas shaktimat prana”: “ la mente produce e conduce il prana”, ossia dove va la mente va il prana, elemento vitalizzante il corpo grossolano.
A tale scopo si utilizzano simboli presi dalla natura (come il sole, la luna) e/o colori per concretizzare la potenza (il prana) nel corpo.
La completezza del Kriya Yoga
Procedendo nella pratica del kriya yoga così come illustrato, i tre corpi che compongono l’uomo, ossia:
grossolano-fisco (sthula sharira),
sottile-emotivo (linga sharira),
causale-mentale (karana sharira),
perdono quella distonia derivante dall’essere trascinati inermi dalla caotica corrente del mondo esterno.
L’individuo recupera vitalità, potenza e pienezza che gli permettono di calarsi nell’immobilità (e non nella rigidità) dello yoga, dove la mente si riscopre luminosa e sovrana.
Il silenzio e l’immobilità raggiunti attraverso il movimento e l’azione: questi il fascino e la peculiarità del Kriya yoga.