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Pranayama

Apr 10, 2018 | Pranayama

di Annarita Manni, Alta formazione insegnanti yoga Bologna

Cos’è il Pranayama?

Per rispondere a questa domanda devo prima chiarire:
– cos’è PRANA;
– qual è il rapporto tra mente, corpo e prana.
– cosa sono respiro e respirazione.

COS’E’ PRANA?

Prana etimologicamente è tutto ciò che PRE-ANIMA, CHE PROMUOVE L’ANIMAZIONE E IL MOVIMENTO. In India Prana vuol anche dire RESPIRO.

Il sanscrito è una lingua criptica, esoterica: nasconde dei significati che hanno bisogno di essere indagati per essere disgelati.

Allora dobbiamo capire cosa intende essa per respiro. Il respiro non è solo l’atto fisiologico che consente al corpo fisico di rimanere in vita, composto da inspiro ossigeno /espiro anidride carbonica / pausa.

QUAL’E’ IL RAPPORTO CORPO-MENTE-PRANA?

La vita si nutre anche di aspetti di tipo sottile, non solo di ossigeno. Ogni libro che leggo, ogni cibo che assaporo, ogni sensazione che i miei sensi percepiscono, ogni sentimento che provo delle impressioni, delle emozioni.

Esse entrano TUTTE nella coscienza.

E nutrono (o impoveriscono) il mio essere e il mio corpo fisico.

Affinchè le impressioni generino la vita bisogna che ci sia un impatto emotivo, un interesse.

Quando scrivo una relazione Efoa, quando preparo una lezione di yoga, quando partecipo al praticantato, quando mi innamoro, quando mangio un gelato si genera in me un’emozione, una carica emotiva vitale che viene somatizzata dal corpo.

La mente la percepisce tramite gli organi della conoscenza e genera un pensiero. L’incarnazione nel corpo fisico di un impatto emotivo genera Prana. Nel corpo avviene il miracolo, si completa il processo alchemico: il prana prodotto dal corpo che ha somatizzato una carica emotiva consente alla mente di elaborare un pensiero.

TANTRA, questa tradizione molto più antica dello hatha yoga, significa TIRO LA TRAMA, LA SOSTANZA DI FONDO, ESPANDO LA MIA COSCIENZA.

Il pensiero si crea con l’attivazione di un’emozione nel corpo. L’incontro di una potenza/emozione/prana/Shakti in un corpo, che altrimenti sarebbe cadavere (shava), genere l’essere shiva.

SHIVA SENZA SHAKTI è SHAVA. Ciò significa che la mente è generata dall’interazione della psiche (emotività/prana/shakti) sul corpo.

Prana ha bisogno della mente per essere guidata.

Prana è l’elefante, simbolo di forza, potenza incontrollata. Esso deve essere guidato dal bambino, puro ma vulnerabile, Manas (la mente).

Come Shiva in un momento di rabbia ha tagliato la testa al figlio, così prana/potenza, se non viene controllato dalla mente, porta alla distruzione del corpo.

Devo alimentare la mente in modo che sappia gestire il prana e in modo che non venga condizionata dall’esterno, da pensieri che non le appartengono. Metto un’intenzione, scelgo io cosa alimentare, cosa percepire.

Ci vuole una mente che sappia integrare, regolare prana, una mente che sappia qual è la giusta misura. Prana crea la mente, il pensiero quando si imprime nel corpo affinché essa possa guidarlo nella sua manifestazione. Ecco allora che possiamo affermare che la mente genera e conduce il prana: MANAS SHAKTIMAT PRANA.

IL RESPIRO E LA RESPIRAZIONE

Il mezzo che la mente usa per percepire prana nel corpo è il RESPIRO. Esso è un movimento LIEVE che SI MUOVE IN TUTTO IL CORPO, IN OGNI SINGOLA CELLULA. Più sono capace di respirare e di percepire il respiro, e più sono capace di percepire il corpo.

Fisiologicamente la respirazione ha la funzione di permettere al corpo di scaricare, ELIMINARE l’anidride carbonica prodotta dalle cellule dei polmoni dopo che essi hanno assorbito l’ossigeno che ho introdotto con l’inspirazione.

Essa è comandata da due sistemi nervosi: quello autonomo e quello volontario. Quest’ultimo entra in gioco quando ho bisogno di modificare l’andamento del respiro. Ciò accade quando parliamo.

Questa capacità noi esseri umani la possediamo perché è insito nella nostra natura il fatto che dobbiamo poter esprimere, verso l’esterno, i nostri pensieri, altrimenti essi rimangono pura fantasia.

Se non potessi controllare volontariamente il respiro dovrei attendere la fase espiratoria per parlare. Se resto in silenzio è il sistema autonomo a comandare la respirazione, in base alle richieste del sistema metabolico. E’ molto importante avere chiaro e sottolineare che la respirazione è connessa al sistema nervoso e alla pelle.

Respiro anche con la pelle (organo molto ricco di cellule nervose), non solo con i polmoni. Infatti il respiro fa riferimento all’elemento ARIA che è collegato al senso del TATTO.

Il respiro è connesso con vata, cioè con l’emotività.

Il mio respiro è condizionato totalmente dal mio stato d’animo. Allo stesso tempo se respiro male, influenzo negativamente la mia emotività. Se comincio ad a osservare, a scoprire e a conoscere il mio respiro avrò di riflesso la possibilità di diventare consapevole anche della mia emotività e potrò influenzarla positivamente!

COME RESPIRIAMO

Nel respiro ci sono due movimenti che vanno in senso opposto e realizzano uno scambio. Questi due movimenti hanno caratteristiche diverse fisiologicamente e simbolicamente.

Notiamo quindi che il moto respiratorio è DUPLICE. Ciò accade non solo da un punto di vista fisico-chimico ma anche simbolicamente. Quando espiro qualcosa diminuisce (lascio andare una parte del mio prana, faccio spazio in me, mi svuoto.

Il mio prana si mescola con quello dell’universo.

Alimento anche io il prana dell’universo. Dono una parte di me all’universo. Compio un DARE), quando inspiro qualcosa in me cresce, aumenta (per lasciare entrare il prana dell’universo, sacrifico una parte di me.

Faccio entrare, accolgo, RICEVO qualcosa che viene da fuori di me, consento al prana dell’universo di entrare in me).

Da un punto di vista fisico, quando inspiro si crea una depressione nella cavità toracica: faccio spazio.

Nell’inspirazione c’è l’attivazione della forza muscolare per allargare la gabbia toracica e contrastare la forza di gravità.

Quando espiro aumento la pressione all’interno, lascio lavorare la forza di gravità per ridurre lo spazio della gabbia toracica. Il muscolo principalmente deputato a muovere la gabbia toracica è il diaframma.

Esso viene aiutato dai traversi laterali e dai retti addominali. Per inspirare il diaframma deve contrarsi, deve scendere e così aumenta il volume della cassa toracica. Per espirare rilascio il diaframma che così sale verso l’alto.

L’IMPORTANZA DELL’ESPIRAZIONE

Mi ricordo quando andavo alle scuole medie e la professoressa di ginnastica ci diceva “inspirate profondamente!” e dell’espirazione (e della pausa) neanche si parlava. Questo perché, soprattutto in occidente, tendiamo a incamerare, crediamo che più possediamo e migliori siamo.

Teniamo tutto dentro. In India non è così.

NELLO YOGA INVERTO L’ORDINE DELLA RESPIRAZIONE: APPROFONDISCO L’ESPIRAZIONE E LASCIO CHE L’INSPIRAZIONE AVVENGA SPONTANEAMENTE.

Come faccio a lasciare entrare l’aria se prima non ho fatto spazio?

Se espiro profondamente ho la possibilità di lasciare andare una quantità maggiore di aria viziata, vecchia, stantia, priva di ossigeno che aleggia non solo nei miei polmoni ma anche in tutto il mio essere, non solo da un punto di vista fisico ma anche da un punto di vista sottile e simbolico.

LA PERCEZIONE GLOBALE DEL RESPIRO

In questa annualità impareremo a conoscere e a sommare le varie fasi della respirazione (comprese le pause) e al termine dell’annualità potremo mettere insieme tutti i pezzi ed arrivare così a percepire il respiro nella sua globalità.

Il respiro lo devo liberare, lo devo rendere mobile, fluido. Per attivare e diventare consapevole faremo movimenti semplici.
Prima bisogna ripulire il ritmo del respiro con esercizio di trattenimento a vuoto durante l’espirazione.

Rendo ELASTICO il diaframma, spesso bloccato da traumi emotivi, da somatizzazioni che non gli consentono di muoversi liberamente. Per ridare mobilità al diaframma si possono eseguire delle sovracontrazioni.

IMPORTANZA DEL PRANAYAMA

Pranayama è un argomento serio e delicato. Molti praticano e insegnano Pranayama senza sapere cosa stanno facendo.

Capire cos’è, come funziona e quali sono le implicazioni del pranayama da un punto di vista fisiologico e sottile è di vitale importanza. Questa parola VITALE vuol proprio dire FAVORIRE LA VITA.

Françoise ci ripete sempre che con lo yoga posso portare nel mio mondo interiore nuovi schemi fisici e mentali, per sostituire quelli che si sono radicati in me e adattarmi al mondo esteriore e ai sui stimoli.

Questi ultimi di solito comportano una sofferenza psicosomatica. Dobbiamo stare attenti, dobbiamo essere consapevoli di quello che facciamo quando siamo sul tappetino e pratichiamo per esempio il Kapalabhati.

Altrimenti rischiamo di peggiorare la situazione, di bloccare ulteriormente il nostro respiro, di creare schemi errati nel corpo e nella mente.

Il respiro rispecchia lo stato della mente e di conseguenza del corpo.

Il respiro è vita.

Prana è tutto ciò che ci pre-anima. Nello yoga e nel pranayama tutto va nella direzione della vita.

La vita viene alimentata se sono consapevole, se guardo senza giudicare me e tutto quello che mi circonda, se mi ascolto e agisco di conseguenza.

E’ così che mi realizzo ora, nel momento presente: se respiro con consapevolezza e se esploro le infinite possibilità del respiro e alimento in me la vita.

Posso modificare il respiro per renderlo bello col Pranayama.

Così realizzo il Pranayama: lo strumento che mi permette di agire sul mio respiro in modo profondo per cambiarlo al meglio.

Col Pranayama io compio il miracolo di far tornare il respiro il MAGNETE tra mente e corpo.

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