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Pranayama, cuore pulsante dello Yoga

Dic 27, 2017 | Pranayama

di Laura Sacchi

Che cosa è Prana, e qual’è la sua relazione con la Mente e con la Respirazione. La Mente guida il Prana. Le fondamenta dello Hatha Yoga.

 

Che cos’è Prana

La definizione di prana rimane sempre sfuggente come la definizione di vita; etimologicamente significa tutto ciò che pre anima e predispone alla vita. Molti lo traducono esattamente col respiro; infatti in India coloro che respirano, i viventi, vengono chiamati prani, ma limitando a questo il significato di prana, che viene ridotto a qualcosa di misurabile e fisico, limitando il significato di vita alle mere funzioni fisiche e fisiologiche della sopravvivenza.

Vita è di più, essa necessita di nutrimento non solo inteso come respiro.

La vita si nutre di elementi grossolani e di impressioni; i nostri organi di senso recepiscono dall’esterno, ma non tutto si imprime per andare a nutrire il corpo.

Affinché ciò avvenga occorre un impatto emotivo, un interesse, una carica emotiva vitale che dia una risposta sul corpo (somatizzazione), di modo che attraverso gli organi della conoscenza la mente sia capace di prendere visione dell’evento, conoscendolo e possa successivamente elaborarci un pensiero.

Il TANTRA (trattato) che significa: tirare/espandere la trama/coscienza afferma che è lo stimolo sensoriale a generare la mente.

E’ l’incontro di una potenza (Shakti) su un corpo, altrimenti cadavere (Shava), che crea l’essere (Shiva)…. Senza Shakti Shiva è Shava.

Vale a dire che la mente è generata dall’interazione della psiche (emotivo/prana/shakti) sul corpo.

Così prana è un piacere che crea tensione, generando un interesse che indirizza la nostra mente.

Prana è quindi una potenza, non dotata però d’intelligenza, per questo s’imprime e crea la mente, affinché questa possa guidarlo nella sua manifestazione.

MANAS SHAKTIMAT PRANA

La mente guida e conduce prana, così dovrebbe essere, ma per compiere ciò, necessita prima di tutto di un mezzo, il corpo e di poterlo percepire al meglio.

Il respiro risulta un elemento indicato da cui partire.

La respirazione

 

è quel elemento, estremamente leggero, capace di attivare il senso percettivo del corpo, in quanto più sono capace di percepire il respiro, più lo sono di percepire il corpo.

Fisiologicamente ha il ruolo di eliminare le scorie (anidride carbonica prodotta dalle cellule); in più è duplice come ogni principio vitale ed è una funzione sotto il comando di entrambi i sistemi nervosi (autonomo e volontario), dote sviluppata per poter comunicare l’elaborazione dei pensieri; se non potessi controllare volontariamente la respirazione, dovrei attendere la naturale fase espiratoria per riuscire a parlare; se taccio il respiro è guidato dal sistema autonomo ed agisce in funzione delle necessità metaboliche; se decido di parlare, da quello volontario.

La respirazione è dunque fortemente connessa al sistema nervoso, quindi anche alla pelle, organo di tatto per eccellenza, in quanto il più ricco di cellule sensoriali nervose.

Come tutti i movimenti che portano prana è duplice, e per potersi incarnare nel corpo, necessita delle sue migliori qualità; andremo quindi ad imparare a conoscerlo per ripristinare la delicatezza, il ritmo la continuità e l’armonia che lo caratterizzano.

Che cos’è

 

Il respiro è un movimento d’aria che si produce per diversità pressoria tra l’esterno e i polmoni; si traduce in due fasi principali, l’inspiro e l’espiro che si realizzano nel corpo tramite diverse attivazioni articolari.

Andiamo a descriverle:

quando inspiro si crea una depressione nella cavità toracica, lo spazio cresce; mentre nell’espirazione devo mettere più pressione all’interno riducendo lo spazio.

Per espirare naturalmente basta lasciar fare alla forza di gravità, mentre all’inverso, inspirando, la devo contrastare, ampliando la gabbia toracica, compiendo quindi uno sforzo che porterà anche ad una percezione più fisica.

Il muscolo più facilmente deformabile della gabbia toracica è il diaframma, sito nel suo pavimento, a dividerla dagli organi addominali.

Per poter ottenere un respiro veicolatore di prana al massimo del suo potenziale, è necessario ricreare una respirazione più fluida, andando a togliere quelle fratture e blocchi opera di somatizzazioni.

 

Come lo libero

 

Per mobilitare il respiro, parto dall’espiro che è il più modellabile; è l’atto di rilasciamento del diaframma dove svuoto e purifico il corpo dall’aria viziata ottimizzando la respirazione cellulare (ruolo metabolico).

In aiuto vengono gli organi addominali che per sollevare il diaframma si faranno costringere dai muscoli che li contengono (es: obliqui interni e perineo).

Esercizi con trattenimento a vuoto in forte espirazione sono ottimi per ripristinare un giusto andamento respiratorio.

La dote del diaframma deve essere l’elasticità, egli si contrae in inspirazione e spesso contratture somatizzate gli impediscono il suo corretto movimento.

Per poter ridare ritmo al muscolo e restituirgli la sua capacità di contrarsi è consigliabile andare a lavorare sfruttando una sovra contrazione, cioè una forte inspirazione.

 

Tutto questo è solo il punto di partenza, un buon presupposto affinché la mente possa tornare attiva e svolgere il suo compito di gestire e condurre prana nel corpo partendo dal respiro… Il pranayama.

 

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