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MULA BANDHA: PRESENZA DEL RESPIRO

Ago 14, 2018 | Pranayama

di Annarita Manni

Fisiologia intrisa di metafisica: tutto è uno

Il Pranayama può essere praticato a diversi livelli. Questa pratica indiana antica e potente mi ricorda infatti le mastrioske russe: una bambola, che contiene un’altra bambola più piccola, che ne contiene un’altra ancora più piccola e così via, sino ad arrivare al cuore della matrioska, la più piccola (e la più preziosa). Ecco allora il primo strato del Pranayama: l’aspetto fisiologico. Il Pranayama è fortemente legato alla fisiologia del corpo: c’è un corpo fisico dove risiedono la vita e la mente.

Il nostro corpo

Mai come quest’anno Françoise si è soffermata e profusa in dettagliate descrizioni del funzionamento del nostro corpo: dove avviene il respiro fisicamente nel corpo, quali conseguenze derivano dall’effettuare la respirazione addominale controllata, cosa sono e come funzionano il diaframma, il perineo e tutti i muscoli coinvolti nella respirazione, qual è l’interazione della respirazione sui visceri, sullo scorrimento dei fluidi che percorrono il corpo e come tutto questo interagisce sulle articolazioni che lo sorreggono.

Queste lezioni di Pranayama totalmente incentrate e profondamente intrise di fisiologia del corpo mostrano come Pranayama non sia una prodezza da fachiri (inspiro ed espiro con l’addome e trattengo a polmoni vuoti o pieni) bensì un puro atto fisico che dipende TOTALMENTE DALLA NOSTRA VOLONTA’ (forse i fachiri sono dei furboni… non hanno particolari poteri. Quei poteri ce li abbiamo tutti. Solo che loro sanno di averli e li usano per sbarcare il lunario, noi no…).

Questo atto di volontà attiva la vita e le forze sottili di cui spesso molti di noi non sono nemmeno lontanamente consapevoli. Ecco perché dobbiamo essere molto attenti a praticare il Pranayama.

Bisogna essere ben consapevoli di quello che stiamo facendo, almeno dal punto di vista fisiologico del corpo, quando si pratica il Kapalabhati, un Bandha o un semplice Ujjayi.

Ecco allora che il Pranayama disvela il suo secondo aspetto, quello sottile. Quando parlo di Mula Bandha come legatura della radice, entro in un campo in cui la fisiologia è intrisa di una materia impalpabile.

E’ come se con il Pranayama volessi controllore anche la mente o forse, per dirla come direbbe Françoise, l’emotivo. Dal controllo del respiro e dell’emotivo può partire un viaggio per mondi diversi. Per avvicinare la Realtà devo trasformare il due in uno.

“Quando il respiro è irregolare la mente è instabile, quando il respiro si ferma anche la mente diviene calma e lo yogi raggiunge l’immobilità assoluta. Per questo si deve trattenere il respiro.” Hatha Pradipika, II, 2

Molti secoli fa è stato “inventato” in India il Pranayama (e lo Yoga). Noi occidentali siamo diversi dagli indiani perché nasciamo e cresciamo in contesti socio-culturali che permeano anche il nostro DNA in maniera profondamente diversa: l’uno rivolge la sua attenzione soprattutto all’esterno e l’altro all’interno. Ma la Vita è Vita e deve poter fluire nei corpi sia in oriente che in occidente.

BANDHA

I Bandha sono “mudra”, cioè sigilli, con cui agisco sui punti “marman” (delle porte di accesso, presenti nel corpo dai quali può avvenire uno scambio di Prana da me all’universo e viceversa).

Creo questi gesti simbolici con la mia mente, perché fisicamente, nel corpo, non esistono.

I punti marman che attivo nei bandha sono

  • quello del perineo GUDA,
  • quello dell’addome NABHI
  • e quello della gola, NILA.

Il nostro addome è un grande pentolone dove con i bandha attiviamo e regoliamo il fuoco digestivo, espelliamo le tossine, rigeneriamo i tessuti e li ossigeniamo. In una parola CUOCIAMO LA VITA, LA CUCINIAMO, LE DIAMO IMPULSO. Dobbiamo imparare a non bruciare la nostra pietanza, nè a servirla poco cotta.

MULA BANDHA: LEGATURA DELLA RADICE, PRESENZA DEL RESPIRO

“Premi il perineo con il tallone e contrai l’ano. Risucchia Apana verso l’alto. Questo è conosciuto come Mula Bandha”. Hatha Pradipika III, 60.

Mula: radice dell’essere

MULA BANDHA si trova nella zona del perineo.

E’ il supporto della radice, è una mudra con cui trattengo in me ciò che favorisce il movimento della vita.

Con questo Bandha il sigillo non avviene perché contraggo il perineo ma perché METTO UNA INTENZIONE: trattengo in me ciò che favorisce il movimento della vita. Mula banda è una MUDRA, un gesto fisico che racchiude e esercita il suo potere a livello sottile, simbolico.

CON MULA BANDHA SIGILLO IL TRONO DELLA MIA COLONNA, sigillo la stabilità del mio essere, il mio senso di regalità. Ciò non accade se mi limito a stringere il perineo!

Mi radico nella terra, mi radico in me.

La radice delle nadi

Mula è intesa anche come RADICE DELLE NADI, ruscelli, cioè percorsi nei quali scorre Prana – la Vita – in noi; esse esistono SOLO SE NOI LE IMMAGINIAMO.

Di fatti esse non esistono realmente, ma sono CREATE DALLA NOSTRA MENTE.

I bandha interagiscono col tronco che è lo spazio dove c’è Prana, la Vita, lo spazio dove essa si genera e si nutre.

Mula Bandha significa sigillare la base del contenitore della vita.

Anche la colonna (intesa come base della verticalità, della mia possibilità di stare in piedi ed elevarmi) è contenuta nel tronco.

Ai lati della colonna scorrono Ida e Pingala, le due nadi principali e in corrispondenza della colonna si erge Susumna, la nadi centrale.

In quel punto lo yogi deve portare Prana per svegliare Kundalini.

La radice e i venti

Mula è collegata ad APANA VAYU, il Vento, la direzione dell’acqua che va verso il basso e che serve a far uscire dal corpo ciò che non gli serve della materia (gas, urina, feci e sperma).

Pana è anche la pulsione che porta la mia consapevolezza da dentro a fuori, cioè porta all’esteriorizzazione.

Apa, l’acqua, la direzione dell’acqua verso il basso si espande in ogni direzione che trova.

Se nel contenitore (tronco) c’è un’apertura, attraverso essa porto fuori di me quello che accade dentro di me.

Se Apana Vayu funziona, con Mula Bandha lo sigillo al mio interno, lo faccio risalire e unire ad altri Venti per scatenare una tempesta dentro di me, per sollevare le foglie secche e far poi svegliare e risalire Kundalini.

Sigillo dentro di me Apana e gli altri Venti per creare una spinta intensa verso l’alto di Kundalini.

Mula Bandha non è la semplice contrazione del perineo. Mula Bandha è l’intenzione di invertire l’azione di un Vento e di elevare la colonna verso l’alto.

“Kundalini addormentata viene riscaldata e si risveglia. E come un serpente bastonato, si drizza sibilando. Come per entrare in un buco, si arrampica all’interno della Brahma-Nadi. Per questo, ogni giorno e ad ogni istante, gli Yogin devono praticare Mula Bandha.” Hatha Pradipika III, 67.

Per gestire e addomesticare il Vento devo fargli fare una curva. Come le vele delle barche si gonfiano col vento, creo una rotondità nel perineo per far curvare il vento e creare Mula Bandha.

“… bisogna forzare il soffio discendente Apana a fluire verso l’alto, con la contrazione del perineo. E’ quello che gli yogin chiamano la legatura della base del corpo”. Hatha Pradipika III, 61.

BAHINI MUDRA: IL GESTO CHE VEICOLA LA VOLONTA’ (L’IO)

Da seduti attiviamo il senso di elevazione a partire da Mula, la radice. Questo è un principio posturale: SENZA LE RADICI NON MI POSSO ELEVARE.

Con Bahini Mudra prima mi radico e poi mi elevo.

IL MIO TORACE SI ALZA E SI ESPANDE A PARTIRE DALLE RADICI DEL PERINEO, PASSANDO PER L’ADDOME. L’ELEVAZIONE PARTE DA UN SOTTO RADICATO.

Bahini Mudra è ciò che veicola la volontà vero l’alto.

Succhio con le radici la stabilità e la faccio salire nel mio petto (davanti, dietro e di fianco) dove splende dappertutto il mio sole!

Seduti in Vajrasana, flettiamo gli avambracci perpendicolari alle braccia e appoggiamo i gomiti al tronco, senza spingerli.

Le mani e le dita sono naturalmente allungate.

  • Inspirando percepiamo l’attivazione dei traversi addominali e contraiamo il perineo per far salire la forza inspiratoria del diaframma nel torace.
  • Percepiamo come questa contrazione del perineo agisce sull’osso sacro. Espirando richiudiamo gli avambracci in avanti e percepiamo il rilasciamento dei muscoli inspiratori di addome e perineo.
  • Completiamo bene l’espirazione contraendo il perineo: si solleva.
  • Percepiamo come questa contrazione agisce sull’osso sacro ma diversamente da prima. Proseguiamo con il movimento per alcuni respiri cercando di percepire che il perineo si contrae diversamente tra inspirazione e espirazione.

L’immobilità, caratteristica di Mula, è la mia immobilità. Se sono radicato in me, se sigillo in me il movimento che favorisce la vita sono fermo, stabile e centrato. L’immobilità è sensazione di stabilità e elevazione.

La sensazione di immobilità che ci fa percepire Mula mi ha fatto tornare in mente ciò che abbiamo detto l’anno scorso nell’annualità di Krama Vidya a proposito del rapporto che c’è tra baricentro, equilibrio in rapporto alla forza di gravità e importanza della percezione degli appoggi.

Aggiungo altri due tasselli al mosaico: la radice e la sua legatura.

Shiva senza Shakti è Shava

Solo se attivo in me la potenza realizzo me stesso e ciò che Madre Natura ha previsto per me.

Efoa è una scuola di yoga di tradizione tantrica. Essa ci insegna a realizzarci qui ed ora.

Per farlo dobbiamo sempre partire dai nostri schemi mentali e fisici, dalla loro visione, comprensione e dalla possibilità che abbiamo con la nostra volontà di CREARE in noi nuovi schemi mentali e fisici corretti.

Mula Bandha, la presenza del respiro, è anche questo.

Sigillo alla radice il respiro, lo trattengo per ripulire e nutrire di nuova linfa il mio corpo fisico, per bruciare i Vasana, le impressioni sbagliate che si sono formate nella mia coscienza, per via di una gestione scorretta della vita in me.

Quando divento consapevole che il mio corpo respira e che la base del mio respiro è in Mula, allora realizzo la mia Prakriti, “la natura naturante”, ciò che Madre Natura ha previsto per me e il mio respiro diventa Vita, diventa un tutt’uno col respiro e la Vita dell’Universo.

C’è una relazione tra presenza del respiro, radice e colonna vertebrale eretta. Questo ci insegnano la posturologia e lo yoga.

Quando sono consapevole del mio respiro fino al perineo, quando governo la contrazione e il rilasciamento del perineo, quando ne sono padrone allora percepisco anche il radicamento.

E’ qual radicamento, quel sotto solido, radicato, fermo, stabile, immobile che mi fa percepire la colonna eretta.

Solo se mi radico posso elevarmi. Se sotto sono radicato, immobile, sopra sarò calmo, puro e limpido, espressione della perfezione ultima dello yoga.

“Prana e Apana, Nada e Bindu, unificati dal Mula Bandha portano alla perfezione ultima dello yoga”. Hatha Pradipika III, 63

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