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LO YOGA CHE RENDE LIBERI

Set 29, 2018 | Pranayama

di Paola Cosolo Marangon

Lo yogi diviene capace di regolare il prāna solamente nel momento in cui tutte le nādī, che normalmente sono piene di impurità, vengono purificate”.

(Svātmārāma, Hathapradīpikā, (Di Marzo Domenico, a cura di, Libreria editrice Psiche 2011, Seconda lezione, n. 5, )

L’ascolto e la pratica per aprire la mente

Questa relazione relativa al settimo incontro di formazione yoga Pranayama è solo parzialmente collegata a quello che è accaduto durante la lezione. Ascoltare e praticare con Françoise consente di aprire la mente, ma al tempo stesso di sperimentare in prima persona, con il proprio corpo le nozioni che vengono proposte e ritrovare poi piste di lavoro per i giorni, mesi anni a venire. Per questo dico che questa riflessione è solo parzialmente collegata al settimo incontro.

La lampadina è senza dubbio scattata grazie alle nadi.

Ida Pingala e…

Perché Ida è luce bianca fredda e Pingala è fuoco caldo rosso? Una domanda banale che ha portato a varie considerazioni da parte più o meno di tutti gli allievi.

La saggezza dell’insegnante è stata quella di utilizzare il metodo maieutico per verificare che cosa ognuno sapesse, da quali fonti fosse stato ispirato, che cosa conoscesse di questi elementi. Ognuno ha fatto del suo meglio, chi riportando nozioni lette su qualche manuale chi riportando cose ascoltate da altri maestri.

Mentre cercavo di stanare i miei ricordi, mentre andavo alla ricerca di qualche elemento intelligente da poter portare non letto su qualche rivistina di dubbia fama, Françoise ha nuovamente posto la questione: perché Ida bianca fredda e Pingala fuoco caldo rosso?

Ed ecco la consueta lampadina.

Si è aperto quasi fisicamente un pertugio e come un ruscello in piena i ragionamenti sono succeduti uno all’altro. La lampadina accesa, ida è la mente quindi non può che essere fredda e bianca e scendere, andare verso il basso e Pingala prana, fuoco, calore e sale verso l’alto.

In un istante, velocissimo e istantaneo, quasi immobile da tanto velocemente è comparso alla mia consapevolezza mi si è aperto il significato del perché Ida e Pingala vanno da sotto in su.

Ho addirittura avvertito un caldo che si è trasformato in sudore su tutto il corpo. Certo, la mia emozione che ancora non sono capace di dominare.

Ho gioito profondamente perché ho capito. Françoise ha dato il la e il mio cervello è partito a fare il ragionamento, immediato, certo.

Che piacere poi ascoltare tutte le piccole spiegazioni, la luce riflessa della luna, la luce fredda che è bianca, la mente che in quanto mente deve scendere verso il basso e se non incontra il rosso calore di prana, che deve salire verso l’alto non si combina nulla. La fusione, la complementarietà di questi due soggetti che creano ciò che occorre per far vivere e sperimentare lo hatha yoga.

Tutto chiaro e limpido, tutto si è infilato a meraviglia, tutto si è collocato al millesimo. Perché c’è stato quel click.

Lo sapevo anche prima, questo è chiaro ma ci voleva quella domanda a far aprire il cassetto entro cui si collocava quell’informazione che andava utilizzata in quel determinato modo.

Lo Yoga libera

L’emozione che mi è presa si è tradotta in un’espressione da ebete, non so se Françoise se ne sia accorta, siamo in tanti. Me la sono proprio goduta e solo la sera e i giorni seguenti ho metabolizzato e compreso che cosa era accaduto.

Sto sperimentando a non leggere e studiare le cose per imparare qualcosa che qualcun altro mi indica come importante, ma sto vivendo una dimensione che riporto nel quotidiano, in ogni mia azione e nelle piccole grandi cose della mia vita a partire da ciò che capisco e ritengo importante per me.

Forse può essere confuso come pensiero ma è chiarissimo dentro la mia testa.

Non pratico yoga per stare bene, è molto relativo, pratico yoga perché sto diventando yoga. La mia mente è più sveglia e si impasta con il mio ardore, la mia passione. E questo lo vedo quando scrivo, quando lavoro, quando cucino, quando esco con le amiche, quando sto con il mio compagno. Lo vedo e lo vivo.

E’ questa la lampadina che si accende e si è accesa in modo particolare durante questo sesto anno. Non pratico più perché sono dentro una scuola e si devono sperimentare determinate cose, è diventato un tutt’uno con la vita. Sto respirando perchè mi sento respirata, agisco perché ho una spinta vitale che mi spinge a farlo, dormo e mi riposo perché il riposo mi rigenera, vivo e condivido perché sono. E tutto questo mi fa sentire libera.

Perché ho potuto scegliere, sto scegliendo .

Non è una banalità. Studiare yoga con la chiave di lettura che puoi scegliere se essere yoga o imparare formulette magiche è la differenza.

Decidere di poter scegliere (sul tappetino ascoltandoti o in ogni altro momento della tua vita) è sinonimo di crescita ed è sintomo di libertà. Certo, consapevoli di tutto quanto ci circonda, di quanto siamo tirati da ogni parte, ma intanto consapevoli.

Ma ci si rende minimamente conto della forza di questa cosa??

Dunque questa settima relazione è una non–relazione, è la mia personale scoperta di adesso.

E grazie a questo percorso che consente di scoprire il significato della possibilità data dalla capacità di scegliere.

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