di Laura Roveri
Pranayama, alla scoperta della respirazione addominale
In questa seconda lezione di Pranayama abbiamo esplorato cosa significhi concretamente una respirazione addominale controllata.
La respirazione addominale controllata
La contrazione del centro grazie alla respirazione addominale controllata, riabilita una corretta funzionalità organica dei visceri addominali che non vengono più spinti in avanti, ma saranno respinti verso la colonna, regalando così alle vertebre lombari un benefico massaggio.
Gli effetti positivi di questa tipologia di respirazione sono più vasti, e vanno dal creare un potente stimolo a livello di eventuali ristagni venosi nell’addome, all’accelerazione della circolazione linfatica. Ecco perché è importante appropriarsi di una buona respirazione addominale.
Questa lezione è stata per me fonte di grande piacere e curiosità sia per il contenuto che ancora una volta mi ha arricchita, sia per la puntualità con cui Chiara ci ha fatto esplorare il bellissimo mondo del “vuoto”, il mondo dell’espirazione.
Mukha Bhastrika
La prima pratica, Mukha Bhastrika ha sortito un effetto eccezionale nella preparazione di tutte le altre tecniche svolte.
Si tratta di un kriya purificatorio e di reset diaframmatico con un forte effetto di ripristino della ritmica bassa (diaframma pelvico ma anche faringeo), ma si può configurare anche come lavoro sul baricentro, propedeutico a tutti gli asana e kriya di equilibrio.
Si ripristina inoltre un preciso RITMO addome – testa (le sedi di manas e prana…) che sul piano della mappatura genetica condividono la stessa tipologia di tessuto.
Con Mukha Bhastrika insomma, ci riappropriamo di uno spazio (quello addominale), di un ritmo (quello della respirazione addominale), di una mobilità (quella del diaframma) e di una muscolatura (addominale profonda).
Con Mukha Bhastrika si va volontariamente ad enfatizzare l’espiro tramite delle c.d. “sovra contrazioni respiratorie”, al fine di ripristinarne una buona e corretta mobilità nei tre principali distretti respiratori: addominale, toracico, clavicolare; ritrovando in ognuno di essi l’aspetto ritmico che vi sottostà.
Questa pratica mi ha fatto riflettere su come tramite una corretta rieducazione del nostro respiro abbiamo la possibilità di ritrovare nella fase inspiratoria la possibilità di apertura verso il mondo esterno, e nel nostro espiro cogliere invece la grande opportunità di interiorizzarci, di ritrovarci, e di osservare cosa rimane di me nel vuoto espiratorio.
Tuttavia lo Yoga è pratica di liberazione e quello che qui abbiamo la chance di conquistare, è infatti la libertà di entrare ed uscire da entrambe le situazioni su descritte con facilità ed elasticità, senza attaccamento.