di Elena Niccolai
Vidya
Vidya è semplicità e purezza; è il nostro bambino interiore che aspetta di essere osservato, per esprimere tutta la sua bellezza.
Una meditazione corporea
Vidya riporta gli asana in una prospettiva più corretta, diventando così delle meditazioni corporee, ancora più intense di quelle solo mentali.
La percezione del nostro corpo è solo un’immagine mentale, ridotta e semplificata, comunque condizionata da fattori culturali, sociali e comportamentali.
Praticamente, noi non conosciamo il nostro corpo perché non lo sentiamo e lo utilizziamo solo per le esigenze della nostra mente.
La Vidya ci mette in contatto con il nostro corpo, quello vero, ed è un mistero che gradualmente sveliamo, diventandone consapevoli, così ci permettiamo di amarlo e goderlo.
Nella Vidya nulla deve avvenire con sforzo, tutto deve fluire; non dobbiamo modificare o giudicare, ma stare semplicemente in ascolto di ciò che accade.
La Vidya ci relaziona con il nostro corpo, quello autentico, libero dall’illusione, diventandone consapevoli.
Andando in profondità lo osserviamo, e senza esprimere giudizi lo miglioriamo, rimettendolo in ordine.
Penetrando dentro il mistero che il nostro corpo cela, gli permettiamo di godere di se stesso ; mi prendo cura di lui amorevolmente, come si fa con un bambino.
Allungare, stirare il nostro corpo e provare piacere, questo è Vidya; significa anche andare ad osservare con intenzione.
Senza che la mente sia disturbata da Phatos (l’emotivo), e non colorarla dal desiderio, ma vedere correttamente, Agire come il Grande Architetto, che, creando l’universo ha contemplato la sua opera.
Con Vidya posso ottenere la conoscenza istantanea, come quando guardo dalla finestra e vedo semplicemente che è giorno, e in questa mia conoscenza non aggiungo nulla, è così e basta.
Un traguardo da raggiungere
E’ importante scegliere il nostro traguardo, senza farci distrarre da altre cose, altrimenti non raggiungiamo il nostro scopo.
Inizialmente osserverò il mio respiro, la sua lunghezza, la profondità, dove va, e dopo scelgo cosa voglio osservare.
Educo il mio respiro, lo guardo e lui fa quello che io voglio, entro in empatia con lui e mentre lo osservo, si tranquillizza.
Gestire il prana con la Vidya
Impariamo a gestire il prana mettendo però l’intenzione di concretizzare, altrimenti rimane solo una mia fantasia.
Infatti nello yoga la conoscenza non deve rimanere solo a livello teorico, ma mettere in pratica la conoscenza. Nella Vidya osservando la mente, possiamo cambiare gli schemi mentali che la inquinano.
Siamo tutti capaci di praticare Vidya ed è molto facile, dobbiamo uscire dal ragionamento, perché Vidya è prima del ragionamento, è istantanea; come ad esempio quando ho fame, è vero, ne prendo atto, ma non perché qualcuno me l’ha detto, ma perché sono io che lo percepisco.
E’ permettere alla vita di evolversi senza fare violenza sulla vita. Attivo la mia percezione, e la percezione crea la consapevolezza, però è molto difficile esprimere a parole la percezione.
Con Vidya porto la mia mente da una moltitudine ad un punto.
Osservo e non giudico, ed è come l’intelligenza del cuore, non giudica; e la vera conoscenza è quella che viene dal cuore, ed è la prima impressione che abbiamo.
Con l’osservazione va ad interagire nel respiro, e più approfondisco la mia capacità di Vidya, più attivo il prana; imparo a gestirlo mettendo il potere di concretizzare, altrimenti rimane solo una mia fantasia.
Lo posso verificare quando lo sperimento con un’altra persona. Vidya è contraria al ragionamento; ad esempio nell’innamoramento, il primo momento è Vidya.
Se la mente porta la sua attenzione nel corpo, il corpo ritroverà la sua scioltezza naturale, perché tutto quello che succede nel corpo, ha bisogno di essere guidato dalla mente, e spesso la mente non è in grado di percepirlo per vari motivi, e il corpo che non è guidato nel modo giusto dalla mente, somatizza le emozioni negative.