di Antonella Dinardo
Alla ricerca di quel Tutto che è Uno
Alla ricerca di quel Tutto che è Uno e che, soprattutto è dentro di noi, è noi.
Dove sono arrivata? A fare la posizione dell’albero in modo totalmente imperfetta, ma a provarne piacere!
Lo yoga nella mia vita
Per giorni mi sono interrogata sul significato dello yoga nella mia vita.
Da dove sono partita? Non lo ricordo, forse perché à passato molto tempo o forse perché quando è successo non poteva non succedere.
Certo un ruolo importante lo ha avuto un libro, il libro Siddharta di Herman Hess.
L’ho letto e riletto, in epoche diverse della mia esistenza, ritrovandomi sempre, anche se in modi diversi.
Perché anche io come Siddharta sono “uno che cerca” passando di esperienza in esperienza.
Yoga=gioco
Non avevo mai pensato a questo significato.
Mi ha ispirato quando Daniela mi ha invitato a portarmi in Vrikshâsana, la Posizione dell’Albero.
Ho iniziato a giocare con l’appoggio dei miei piedi, dondolando per ascoltare tutta la pianta dialogare con il pavimento.
Poi lentamente il piede destro si è posato all’interno della gamba sinistra tentando di risalirla fino all’inguine.
Perdo l’equilibrio, tentenno, per non cadere riporto il piede destro a terra. Riprovo.
E’ un gioco.
Il piede sale più lentamente, fa piccole tappe.
Ad ogni tappa una sosta permette al corpo di trovare l’equilibrio.
Sento il movimento dei muscoli, il corpo cerca le sue soluzioni, compensa.
Ma chi è che muove il corpo?
Posso farlo io.
Nell’ascolto profondo la “mente” si libera degli schemi, inizia a giocare con lui, cerca strategie, nuove vie, non per ingannarlo, non per ingannarsi, per conoscere.
Al gioco partecipa tutto il corpo, perché non è la somma di parti, è Uno.
Ed è Uno anche con la mente, finalmente.
Trovo il mio limite, mi fermo.
Solo per qualche momento rimango immobile.
Soprattutto mi sento albero.
Soprattutto mi accorgo che sorrido.
Il piede destro scivola senza fretta sulla gamba per tornare al punto di partenza.
I due piedi affondano le radici nella terra. La sensazione di stabilità non di rigidità.
Questo è yoga = magia !
Sul piede destro l’equilibrio è ancora più difficile, percepisco l’ostilità della caviglia destra.
Troviamo comunque un accordo, il mio albero prende forma.
Quale forma?
Non me lo chiedo, anche se potrei avere la risposta semplicemente guardando nello specchio che ho di fronte.
Gli occhi sono aperti, ma non ho bisogno di guardare fuori perché basta quello che vedo da dentro.
E mi sento che sono un alberello che sorride.
E’ un attimo, poi cedo alla tentazione e mi guardo.
Vedo un albero che sembra una torre di Pisa. Pazienza questo è quello che sono oggi, il risultato di tutto ciò che ho sognato di essere: a-vidya.
Eppure oggi che sono consapevole di ciò, sento di aver percorso un bel cammino da quel lontano giorno in cui lo yoga entrò nella mia vita.
Qualche giorno dopo mentre sto camminando incontro un albero, l’albero, il mio albero (quello nella foto).
E come se mi stesse aspettando, mi fermo ad osservarlo con i suoi rami ora spogli, ma pronti di nuovo a germogliare, verso il cielo.
Per inseguire il sole o per sfuggire al vento si è inclinato, o forse si è inchinato, ma rimane solido, maestoso, felice.
Anche io sono stata un albero così. Siamo parte dello stessa Realtà.
Siamo la stessa Realtà. Riprendo a camminare con gioia.