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La pratica consapevole dell’Hatha yoga

Lug 4, 2016 | Hatha Vidya

di Lina Riva Storchi

Esprimersi secondo natura

L’hatha yoga mira ad utilizzare il corpo in modo da portarlo ad esprimersi secondo la propria natura, liberandosi dai condizionamenti: acquisiti, innati, ereditati.

Lo scopo dell’hatha yoga

Lo scopo dell’hatha yoga è raggiungere una condizione di benessere totale, sia a livello fisico che psichico; raggiungere uno stato di calma, appagamento, gioia e serenità.
Hatha vidya è la pratica consapevole dello yoga.

In realtà è ciò che dovremmo fare sempre quando pratichiamo yoga ossia portare nella posizione una osservazione, fare una esperienza, ci può apparire qualcosa di nuovo non razionale.

Avvicinarsi alla percezione del corpo nel ponte

Effettuiamo la pratica del ponte senza dare indicazioni precise alla nostra mente.

Nella partenza

Iniziamo ad ascoltare il nostro corpo nella posizione di partenza, supini (Shavasana); in questa posizione la percezione, l’attenzione, è soprattutto nella zona di appoggio del corpo a terra, nella zona della schiena e con minor presenza in tutto il resto del corpo.
I primi movimenti

  • Inizio con il movimento del ponte inspirando, spingo il bacino verso l’alto ed espirando lo riappoggio a terra.
  • In questo movimento si passa da una percezione di stabilità iniziale reale di partenza ad una immobilità dinamica apparente. L’attenzione è principalmente rivolta al bacino e alla colonna che sono le parti che maggiormente si attivano con il movimento.
  • Un’immagine mentale migliora il movimento
  • Ora aggiungiamo un’immagine che ci aiuta a sostenere questo movimento, immaginiamo che l’addome contenga una calamita e quando inspiro questa calamita viene attirata verso l’alto da un’altra che è al soffitto.
  • Quando espiriamo, immaginiamo il nostro bacino e la colonna come una piuma che si riadagia, ed in questo movimento elimina tutte le tensioni nella schiena.

All’inizio della pratica possiamo osservare che il movimento è meno fluido, più disarmonico e a scatti; suggerendo l’utilizzo dell’immagine il movimento diventa più fluido e armonico, realizzandosi con minor sforzo.

Ponte

  • Aggiungiamo il movimento delle braccia
  • A questo primo movimento ora agganciamo il movimento delle braccia, che si alzano con l’inspiro, contemporaneamente col bacino, arrivando a lato della testa; espirando ritornano a terra, insieme al bacino, a lato del busto.
  • Il movimento delle braccia aiuta la mente a percepire il corpo maggiormente nel suo insieme, a rendere il movimento più reale e più facile; inoltre il movimento delle braccia aiuta il bacino nella sua spinta verso l’alto e ritorno verso il basso.

Siamo pronti per la fase statica

Dopo qualche passaggio passiamo alla fase statica che riusciremo a mantenere con più facilità se abbiamo eseguito correttamente i passaggi precedenti ed in questo caso la posizione sarà immobile e reale.

Dopo il ritorno a terra osserviamo poi la percezione del corpo

Infine si ritorna nella posizione di Shavasana per verificare ciò che abbiamo realizzato.

  • Manteniamo l’attenzione sul corpo per capire quali sono le parti del corpo che il movimento ha aiutato a portare in luce. In questa prima pratica ci siamo lasciati trasportare passivamente dalla mente in relazione al corpo.
  • A conclusione della pratica ognuno potrà avere una percezione soggettiva delle varie parti del corpo.

Quelle che sono state maggiormente attivate sono la zona del bacino, della colonna ed il busto che può essere percepito più omogeneo, più sciolto, più espanso, più armonioso, in minor misura le gambe.

Questa pratica è stata effettuata portando maggior attenzione al respiro e al movimento nella zona del busto.
Nella posizione statica del asana vengono attivate le braccia, i gomiti, le mani e tramite il contatto la zona lombare; quindi avremo una maggior percezione anche di queste parti del corpo.

Portiamo l’attenzione e la percezione in punti specifici del corpo nella pratica del ponte

Partiamo cercando di posizionare correttamente il corpo a terra, distendendo bene la colonna, il collo, la testa, per realizzare al meglio il ponte.

  • Attiviamo i piedi nella partenza e nel movimento
  • Osservo il corpo in Shavasana poi portiamo i piedi a terra vicino ai glutei, ascoltiamo il contatto a terra, la loro presenza; ora portiamo l’attenzione al radicamento e la pratica partirà col movimento dai piedi.
  • Attivo i piedi come se volessi fare un’impronta a terra che va sempre più in profondità, mettere le radici.
  • Inspiro, mantengo questa forza nei piedi, in questo momento la mia mente è sui piedi, il movimento parte dai piedi per risalire, arrivare al bacino che si solleva e il movimento arriva fino alle spalle (alla fine dell’inspiro).
  • Al ritorno con l’espiro, la mente segue il percorso inverso col corpo dalle spalle fino ai piedi. Il movimento è sempre accompagnato dal respiro, la lunghezza del movimento è pari alla lunghezza dell’inspiro o dell’espiro.
  • Ad ogni passaggio la mia mente ha sempre più la percezione di tutte le varie parti del corpo, dai piedi fino alle spalle.
  • Attiviamo le braccia e aumenta la percezione

Quando aggancio al bacino il movimento delle braccia aumenterà la percezione delle spalle e l’allungamento delle braccia e delle mani. L’attivazione delle mani sosterrà il movimento del bacino che verrà fatto con minor sforzo, le mani danno la direzione al movimento.

La percezione del corpo passaggio dopo passaggio diventa sempre più “pulita” ed il respiro sarà sempre più equilibrato.

Il respiro da leggerezza nel mantenimento della posizione

Nella posizione del ponte statica le mani che sostengono la zona lombare portano maggior consapevolezza a questa zona e quindi aumenta la nostra percezione in questo punto.

Quando inspiro questa parte del corpo peserà maggiormente sulle braccia quindi aumenterà anche la percezione delle braccia.

Se porto l’attenzione solo al respiro nell’addome (il respiro non deve essere troppo fisico) questo ci aiuterà a sostenere la posizione senza sforzo, per un tempo più prolungato e con una sensazione di leggerezza.

Più consapevolezza nell’osservare gli effetti

Infine si ritorna nella posizione di Shavasana per verificare ciò che abbiamo realizzato.
Effettuare la pratica del ponte con questa consapevolezza ci porta ad avere una maggior percezione, più omogenea del corpo, dai piedi fino alle mani e ad attivare la vitalità in tutto il corpo.

Nella pratica dello yoga dobbiamo sempre avere un obbiettivo da raggiungere, un idea di ciò che si vuole realizzare, in quanto con una chiara intenzione ed un adeguato impegno si riuscirà a realizzare ciò che ci si è prefissati.

Mediante la consapevolezza, la volontà e l’osservazione, raggiungeremo un miglior risultato nella pratica, educando così la mente.

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