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La Mente nel suo Universo

Giu 24, 2016 | Hatha Vidya

di Marzio Cortellazzi

La MENTE e il PENSIERO

Dobbiamo andare a PERCEPIRE il CORPO perché la mente è troppo distratta dal mondo al di fuori costituito non solo da stimoli sensoriali, ma anche emotivi.

Il CORPO è l’UNIVERSO della mente

Posso dunque iniziare con la forza e la contrazione, cioè lo STIRAMENTO del corpo, e questo porta la mente a percepire.

Non si deve però dimenticare che la nostra mente non funziona correttamente, in quanto lei dovrebbe invece OSSERVARE, CREARE col PENSIERO, COMANDARE, lei che intesa come volontà VUOLE QUALCOSA: è in tutto e per tutto un RE, e come tale deve essere ATTIVA e non RE-ATTIVA.

La mente dovrebbe pensare e dal verbo nasce poi la forma; purtroppo la maggior parte dei nostri pensieri sono frutti dell’inconscio e quindi fasulli perché passivi.

Il pensiero si crea a partire sia dalla BUDDHI in modo intuitivo che dalla GNOSI grazie ai contenuti acquisiti più o meno corretti: solo nella CONCRETIZZAZIONE però il pensiero è reale, altrimenti resta un fantasma.

Così facendo la mente è sia ananda che moksha, felice e libera rispettivamente, allorché tutte le cose si muovono in armonia nell’ UNI-VERSO.

Devo osservare questo mio universo e non il caos che è il contrario del cosmo (ordine).

La mente interagisce sul prana, non sul corpo e quindi non faccio una posizione: la mente, al pari di dio che guarda il mondo, non si muove e per interagire, usa il prana attraverso la vidyà, cioè l’osservazione che la fa gioire quando nel mio universo tutto è in ordine, in armonia, ossia SI MUOVE BENE.

QUELLO CHE SI VEDE È NEL CERVELLO, in quanto la realtà è una massa di atomi.

IL CORPO È ESTERNO RISPETTO ALLA MENTE (di notte in parte lo abbandona) ma NEL CORPO LA MENTE HA UN POTERE DI AZIONE DIRETTO, cioè essa VEICOLA LA VITA TRAMITE PRANA, mentre al di fuori dello stesso, esercita un’azione indiretta e deve mediare con elementi che non le appartengono.

La PERCEZIONE

Devo riuscire a PENSARE COME VOGLIO IO: infatti quando stiro il corpo, la mente lo raggiunge solo passivamente, mentre sono io che devo andare nel corpo senza l’aiuto di uno stimolo esterno.

E’ grazie alla PERCEZIONE che riesco a VEDERE il CORPO, il canale della propiocezione, ovvero la capacità di percepirmi non soltanto in modo tattile attraverso dei recettori (nell’anestesia il cervello è addormentato).

TUTTO CIÒ CHE PERCEPISCO È SOLO NELLA MENTE attraverso degli schemi che consentono una percezione estremamente ridotta; con gli schemi del movimento però riesco a captare di più: infatti gli organi interni che hanno movimenti più limitati si percepiscono meno.

Ed allora a che pro l’immobilità negli asana?

È questo lo stato in cui riesco a percepire la psiche, il prana che arriva quando grazie alla sospensione del respiro non mi distraggo più dal movimento.

Sotto ipnosi non ho più schemi, c’è il cosiddetto pilota automatico; parimenti quando metto l’ATTENZIONE, tolgo lo schema grazie alla volontà di compiere una determinata azione: questa è la CONSAPEVOLEZZA che grazie agli asana mi permette di creare schemi corporei nuovi e corretti.

Attraverso l’allenamento, mi aiutano a capire come stare meglio al di fuori, come realizzarmi qua, rendendo piacevole la mia azione (a maggior ragione nell’asana).

Quando respiro non ne percepisco l’ossigeno ma il movimento, e neppure l’elettricità, e tutto questo secondo una MODALITÀ PSICHICA: cambia cioè la forma del muscolo ma non sento l’elettricità, non percepisco la gravità perché non cambia.

Quando cambio forma, percepisco il cambiamento perché aumenta il numero degli stimoli, al contrario se sono rilassato sento meno il muscolo (modalità di pesantezza) perché riceve meno impulsi.

Nel RILASCIAMENTO (il POTENZIALE dell’AZIONE) ho la pesantezza, il tamas del corpo, ma sono sveglio ed allora i muscoli non sono dimenticati dalla mente; c’è concentrazione, il muscolo non cambia ma è la MENTE che CAMBIA e quindi non è il rilassamento.

Ora ogni FORMA POSTURALE DETERMINA un’INTERIORITÀ e VICEVERSA: dentro il mio spazio ho la potenza di quell’elemento comportamentale.

Lo stiramento corrisponde all’acqua, al piacere e riporta la tensione della mente nel corpo in automatico.

La mente quando è stanca dimentica il movimento del corpo e così vagola un po’ come le pare, passiva in rapporto al prana: è proprio quello che succede nel rilassamento come anche nel sogno dove vi è un’attività ma non ristrutturante, mentre nel sonno profondo non ho pensiero.

“Cosa ci vado a fare dentro”

Porto la consapevolezza nel corpo ma NON SENTO la REALTÀ del CORPO; e la mente, che è attratta dalla stimolazione, è passiva ma almeno è dentro.

Questa condizione però non le permette di esprimere il suo senso di libertà, mentre la mente deve decidere lei cosa vuole percepire: conta COSA VUOI FARCI DENTRO dando un senso, una direzione, un verso, interagendo col prana e dove la posizione mi dà un sostegno posturale.

Nell’immobilità sospendo il moviment,  ma non lo blocco e potenzialmente c’è il principio del movimento, la vita, una situazione facile, piacevole, l’ECONOMIA del GESTO: “fai di tutto per farti piacere quello che fai”.

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