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Hatha Vidyà

Mar 23, 2016 | Hatha Vidya

di Bellini Barbara

Perchè facciamo yoga?

Il perché facciamo yoga non ha una risposta unica né tanto meno una risposta giusta o sbagliata..  qualunque sia il nostro perché, è fondamentale che lo facciamo, perché è qualcosa che ci fa stare bene e ci dà piacere.


Concetti di yoga e hatha yoga

Partiamo dal concetto di yoga : cosa è yoga ? perché facciamo yoga ?
Yoga deriva da yuj che significa unire ma anche legare.

Nella parola unire c’è qualcosa di positivo, mi unisco con qualcosa o qualcuno per crescere, arricchirmi, completarmi, è una fase attiva in cui io ‘voglio’ e cerco di unirmi con qualcosa.

Nella parola legare invece è già intrinseco qualcosa di negativo, di costrizione, di forzato, di non voluto pienamente e di non accettato, è qualcosa di passivo io cui io subisco non agisco, ma sono comandato.

Quindi anche solo nella stessa parola yoga ci sono tanti significati che posso dare o interpretare, tutto dipende da un’opinione personale, cioè cosa voglio fare, dove voglio arrivare, perché lo faccio.

Il perché facciamo yoga non ha una risposta unica né tanto meno una risposta giusta o sbagliata.

Lo potremmo fare per migliorare le prestazioni fisiche, per togliere dolore dalle articolazioni oppure per calmare la mente, per controllare lo stress o le nostre paure, ma qualunque sia il nostro perché, è fondamentale che lo facciamo, perché è qualcosa che ci fa stare bene e ci dà piacere.

Ecco dunque il perché di tante scuole di yoga che seguono strade anche molto diverse ed a volta in contrasto tra di loro.

Hatha Yoga, Ha significa Sole, Tha significa Luna.

Anche in questo caso possiamo dare molti significati, ma prendiamoli in esame proprio come astri cioè come macrocosmo.

Sono astri che illuminano la Terra in maniera diversa uno con luce calda, l’altra con luce fredda, uno ci mostra i colori in tutta la loro bellezza, l’altra li smorza e ci mostra il bianco/nero.

Non illuminano insieme, o c’è uno o l’altra.

Rapportiamo il tutto nel microcosmo, cioè in noi stessi.

La Terra identifica il nostro Corpo, il Sole e la Luna sono il Prana e la Mente.

Hatha yoga è lo yoga che si prefigge di equilibrare mente e prana.

E’ lo yoga dei guerrieri, di chi combatte per raggiungere questo equilibrio.

Prana, mente, corpo.

Prana deriva da PRA= promuovere, ciò che precede; ana= animare.

Prana è dunque ciò che promuove, ciò che permette la vita.

E’ la vita stessa.

Prana non è misurabile, quantificabile e non è nemmeno energia.

Una delle particolarità di Prana è rifornire la nostra forza vitale, ciò che permette al fegato, ai polmoni, allo stomaco di svolgere il proprio lavoro e di farci vivere.

Prana agisce in noi, in ogni organo, in ogni piccola cellula.

Ma non ha un intervento solo fisico, prana si evidenzia anche con gli aspetti emotivi, con l’amore o con la passione oppure la rabbia o la tristezza.

Tutte queste emozioni quando diventano eccessive si ripercuotono poi su aspetti fisici, fiato corto, battiti del cuore accelerati, mal di stomaco ulcere, problemi intestinali.

Quindi prana agisce ed interagisce con il corpo nel bene, dove c’è il male, prana non ha più un’azione armonica.

Mente

La mente dovrebbe essere il sovrano, ciò che comanda.

La mente va a monitorare tutte le attività metaboliche fisiche e per farlo ha bisogno di prana, cioè utilizza il prana per agire sul corpo, modificare o semplicemente far funzionare il corpo.

Più precisamente sulle attività metaboliche agisce la mente vegetativa, cioè non ci serve pensare razionalmente che dobbiamo digerire o che dobbiamo difenderci da attacchi di virus, la mente vegetativa monitorizza e attraverso prana stimola quel dato organo a fare la propria funzione e a difendere la vita.

Se la mente funziona bene, c’è la perfezione; ma spesso non è così, è prana che prende il posto di comando sulla mente.

Come abbiamo visto prima l’emotivo agisce sul prana e il prana agisce sul corpo scatenando quegli effetti fisici che hanno assunto il nome di psicosomatici.

In tutto questo la mente perde il suo ruolo di ‘comandante’ e diventa servitore e schiavo.

Nella tradizione indiana c’è una bella simbologia:

un elefante potente, forte pieno di vita (prana), comandato da un bimbo che ha innocenza, purezza, chiarezza e soprattutto consapevolezza di dove vuol andare (mente), cioè come comandare l’andatura dell’elefante.

Fintanto il bimbo governa l’elefante va tutto bene, ma se l’elefante non è comandato bene, se qualcosa lo urta e lo eccita, questo si può arrabbiare e rivoltarsi.

Ribalta il bambino, prende in mano la situazione e potrà addirittura calpestare il bimbo.

Nella vita, il massimo della potenza di prana, lo abbiamo nella fase dell’adolescenza quando in noi è più forte lo stimolo della procreazione e di generare altra vita.

In questo periodo la mente è totalmente succube di prana ed è appunto in questo momento che siamo vittime delle nostre emozioni, ma possiamo anche essere vittime di fanatismo ed essere strumentalizzati da sette, difficilmente ciò accade più avanti nell’età, perché la nostra mente impara a gestire il prana ed è la nostra mente che comanda.

Prana quindi, che è vita, inverosibilmente può diventare distruttore di vita se non comandato bene dalla mente.

Quando sogniamo, mente e prana sono attivi, mentre il corpo dorme e non ne abbiamo consapevolezza; in quella fase il prana si rigenera; la mente invece si rigenera quando dormiamo senza sogni.

In tutto ciò il corpo è solo un servitore ma a cosa serve?

Il corpo è il luogo dove si realizza e si concretizza la vita.

Vedanta e Tantra

Ecco quindi la differenziazione tra i principali filoni dello yoga :

nel Vedanta non viene attivato il prana, si pratica il distacco dai sensi e dall’emotivo, non viene fatto nulla con il corpo (gli asana praticamente non esistono), si cerca di fermare la mente arrivando alla calma piatta.

Questo perché i pensieri sono MAYA quindi illusione e si cerca di fermare i pensieri; solo nell’immobilità della mente e nel distacco del corpo si può giungere al divino e quindi al samadhi.

Nel Vedanta il samadhi praticamente si raggiunge solo nell’aldilà.

Nel Tantra invece si porta avanti la Potenza della Vita (Shakti), come avviene in tutto l’Universo; ci si concretizza nel corpo e nella vita reale, nel qui ed ora.

Qui viviamo, qui siamo e qui ci realizziamo, non serve fermare i pensieri, ma semplicemente annullare i pensieri parassiti, per creare dei pensieri “reali e regali” e portarli a concretizzarsi.

Per fare questo bisogna interrompere schemi erronei che la nostra mente ha creato o subito da altri, per poi ricostruirli corretti, perché in ogni caso la nostra mente funziona a schemi.

Nel Tantra il corpo è l’elemento tramite il quale si può manifestare la Vita, va quindi rispettato e mantenuto e potenziato la sua efficienza.

Il prana infine è il tramite, è la potenza con cui la mente governa il corpo.

Si deve quindi imparare a far sì che la mente governi il prana e non viceversa.

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