di Marina Oneta
Un’idea di yoga
Yoga ha molti significati e possiamo dire che pur cercando di conformarsi ad un’idea di yoga, ognuno di noi aderisce a ciò che in effetti è la propria ideologia.
Yoga
Yoga, nella più classica delle tradizioni, viene tradotto come giogo, ma possiamo anche tradurlo come gioco.
Giogo perché la mente pone sotto la sua potenza l’emotivo, e gioco dove il significato è nella creazione finalizzata.
Yoga è un gioco di creazioni che hanno una finalità.
Yoga è un giogo dove un elemento guida l’altro, dove la mente è il comandante e il prana segue sottomesso.
Ha-tha Yoga
Ora entriamo nello specifico significato di Ha-tha Yoga
La locuzione Ha significa molte cose, maschile, sole, ma essenzialmente ciò che è sopra e prevale.
Tha al contrario è l’opposto, femminile, luna, ma essenzialmente ciò che è sotto e viene guidato.
In realtà tutto questo, oltre a un vago sentore maschilista dovuto ovviamente ad una società tale, significa che la mente Ha domina, guida e sottomette tha che è il prana, l’emotivo che se non guidato con saggezza e maestria dalla mente diviene dirompente e pericoloso.
E’ comunque semplice dedurre che, l’uno senza l’altro non potrebbe esistere e se la mente guida e il prana segue felice, noi creiamo una potenza.
La mente è satva e il prana è rajas, è pur vero che se la mente diventa pura, quando in essere, creiamo delle potenze, quindi dirigiamo il nostro prana buono potenziandolo.
Solo in questo modo noi possiamo godere a pieno di noi stessi ed essere potenti e realizzati.
Il nostro corpo in tutto questo che ruolo ha?
In realtà il nostro corpo è la nostra mente, la mente agisce direttamente nel corpo, esso è parte attiva dove il prana gioca il ruolo di mediatore.
Il corpo è il nostro campo di battaglia dove, finché vi è vita, si consuma la continua battaglia tra mente e prana.
Come realizzarsi nello yoga sapendo sentire, percepire, ascoltare, osservare il corpo?
Abbiamo capito, dunque che il corpo non è altro che la nostra mente, ma la nostra mente non è mai satvica, ma è sempre preda di mille pensieri completamente attenta a tutto ciò che ci porta fuori, quindi catturata dall’emotivo, tutto questo si tradurrà nell’assenza completa della percezione del nostro corpo.
Il nostro corpo paradossalmente, è di quanto più lontano da noi, pur sapendo che senza la nostra mente il nostro corpo non ci sarebbe, saremmo cadaveri.
Infatti se la nostra mente fosse padrona totale del prana, il nostro corpo sarebbe percettibile e perfetto.
Mondo esterno e mondo interno
Noi viviamo di un mondo esterno e uno interno, il giusto equilibrio tra i due è la gestione sapiente del noi.
Noi siamo continuamente proiettati verso il fuori, lontani dalla mente e dal corpo e preda del prana.
Il mondo esterno è lì per colpirci, eclatante e sempre più chiassoso quindi più facilmente visibile.
Il mondo interno è delicato, sottile più complicato da percepire.
Ha-tha Vidyà
Sappiamo che ha-tha yoga è lo yoga della forza, non intesa come forza muscolare, ma l’espressione della forza della mente nel corpo, imparo a mettere la forza dove serve e a gestire la mia consapevolezza del corpo, per poter rompere gli automatismi, uscire dagli schemi.
Il pensiero vuole muoversi così come il corpo, lo yoga non è immobilità, ma il piacere di stare in un corpo che si muove con la mente.
L’asana, l’espressione del mio corpo che gode perché ho messo la mente nel mio corpo.
L’ha-tha vidyà è quindi l’intelligenza così com’è e come naturalmente utilizziamo il corpo.
In pratica
Possiamo notare come in una posizione d’equilibrio come l’Albero, il nostro corpo si rivela, in ogni aspetto, la mobilità sottile per ricercare l’equilibrio, la percezione dei piedi e delle mani, ogni parte che viene coinvolta nella posizione.
Nella posizione del Ponte, dapprima in sospensione, senza sorreggersi con le mani, sentire il dolce equilibrio se si soppesa tra cranio e spalle e piedi e gambe, l’espansione dei visceri, l’allungamento della schiena.
Poi la sperimentazione, sorreggendosi sulle braccia, gli equilibri mutano, la conquista corporea varia.
Ora una posizione prona, la torsione nella Locusta, la diversità degli appoggi, una posizione rovesciata cosi come la Candela,
dove anche qui il gioco degli equilibri è importante, è sentito, ma anche il capovolgere gli schemi corporei.
Ci accorgiamo, praticando, osservando e sperimentando, come riemerge il nostro corpo sotto un’altra visione, un’altro sentire, ed in ogni ricerca c’è la piacevolezza dello stare in un asana.