di Martina Notari
Il primo anno di yoga
Il mio primo anno di Yoga alla scuola EFOA mi ha riservato non poche sorprese. Tra cui quella di quanto sia piacevole sentire il proprio corpo, percepirlo e trovare in esso la pace della mente.
Perché mi piace lo Yoga
E’ davvero pochissimo tempo che ho deciso di cominciare a seguire il corso per insegnanti yoga della scuola EFOA, dove da due anni studio invece Naturopatia.
Diversi anni prima in realtà mi ero già messa in cerca di una scuola che formasse insegnanti di yoga, ma con risultati assai deludenti.
La maggior parte delle volte ho trovato insegnanti a cui piaceva solo mostrare quanto erano bravi a contorcersi in una posizione, che si vantavano dei viaggi fatti in India e di quanto fossero stati “illuminati”, che nelle lezioni mescolavano nozioni su nozioni, che ci dicevano di mettersi seduti, concentrarsi e meditare…
Ogni volta che mi mettevo seduta mi chiedevo: ma come devo meditare, su cosa, perché, a cosa mi serve?
Insomma tutto mi sembrava astratto, senza senso e soprattutto non notavo in me alcun cambiamento, miglioramento, stimolo diverso.
Alla fine mi sono talmente stufata di tutti questi “non maestri” e “non insegnanti”, che ho rinunciato all’idea di un percorso di formazione nello yoga per molti anni.
Poi però sono arrivata all’Efoa.
Ed è cambiato tutto.
Posso felicemente dire che la scuola mi ha cambiato e mi sta cambiando: è cambiato il mio stile di vita, il mio modo di pensare, il mio modo di stare con le persone, il mio modo di mangiare…
Prima con la Naturopatia, adesso ancora di più con lo Yoga.
Mi sono tuffata nell’ anno di Hatha Vidya, totalmente inconsapevole di cos’era e di quello che avrei fatto.
E oggi, solamente dopo quattro lezioni, io sono felice.
E adesso vi spiego perché.
Ho imparato che ho un corpo
Ho imparato che il mio corpo non è solo uno strumento da sfruttare per percepire il mondo esterno, da usare in funzione dell’esterno e ininterrottamente trascurato.
Il mio corpo è un essere vivente, un essere vivente e pensante: il corpo non è infatti, come solitamente pensiamo, la materia che costituisce il nostro apparato fisico, ma qualcosa di molto più complesso.
Il corpo è l’intero mio insieme psico-somatico, è un cosmo guidato da un’intelligenza profonda, quell’intelligenza profonda che spinge le cellule a comportarsi in un certo modo, che spinge il fegato a digerire per l’intero organismo, che spinge il globulo bianco a uccidere il nemico.
Ed è questo essere vivente e pensante, che definiamo corpo e con il quale pratichiamo gli asana, l’elemento essenziale dello hathayoga, dove ho imparato che asana non è fare una posizione, ma portare la mente a guidare il prana nel corpo.
Ho imparato anche che il mio corpo vuole essere sentito, vuole essere guardato, vuole essere ammirato: ed è la mente a fare tutto questo.
La mente trova nel corpo la sua manifestazione più bella e il corpo, guardato dalla mente, si fa bello e soprattutto non si ammala.
C’è una frase che mi piace molto per spiegare questo: il corpo è l’amante della mente. E tutti sanno che l’amante si fa bella quando è osservata dall’amato, nel nostro caso dalla mente.
Così, ho cominciato a fare gli asana guardando e riscoprendo il mio corpo.
Ho finalmente permesso alla mente di stare nel mio corpo, di guardare le mie mani, di guardare i miei piedi, di osservare i punti del corpo che nella posizione mi danno un’emozione, mi incuriosiscono, rendono viva la posizione stessa.
E ho notato che si sta veramente bene: quando la mente è nel corpo, trova finalmente la pace.
Si stacca dall’esterno che ogni giorno la inghiotte, ritrova il silenzio, ritrova l’unità, si reintegra col corpo.
Questa pace poi l’ho ritrovata anche nella vita di tutti i giorni.
La mia mente è molto più concentrata, è molto più lucida e soprattutto, è molto più creativa: ad esempio noto di avere molte più intuizioni.
Tornando quindi al discorso di mettersi seduti e meditare…
Io credo che osservare il mio corpo sia davvero la meditazione più bella che potessi imparare!