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Hatha Vidya

Mag 26, 2016 | Hatha Vidya

di Elisa Beraudo

Il Piacere del Corpo e la Mente

Partiamo dal presupposto che qualsiasi cosa facciamo nello yoga non dobbiamo creare né fatica né dolore, ma solo piacere.

Arriviamo al piacere attraverso l’allungamento dei muscoli

Allungamento non corrisponde a tirare, come spesso si pensa, perché tirando i muscoli non proviamo piacere ma può succedere che porti ad un ulteriore irrigidimento.

Allungare nello yoga significa stirare, distendere.

Per arrivare ad una situazione di allungamento, facciamo degli esercizi e in questo modo stimoliamo il nostro corpo e vi riportiamo la mente, che spesso non è presente.

E’ proprio quando la mente non c’è che si formano delle contrazioni, che vanno gestite: innanzitutto bisogna trovare il punto di contrazione e portarci la mente, capire poi come risolverla in modo da distendere quei muscoli, allungarli e riportare piacere nel corpo.

La mente che così in quel punto ci ritorna e ci sta di nuovo bene, non scappa e può continuare a fare il lavoro di ripulire la zona dalle tossine.

La mente infatti, quando è a riposo si rigenera.

Liberando, rilasciando il corpo dalle tensioni, rigeneriamo anche la mente, che in quel corpo starà bene. Quindi noi partiamo dal lavoro sul corpo per arrivare a riequilibrare la mente.

Nell’Hatha yoga la mente diventa più bella solo nel corpo, per questo motivo il nostro corpo è preziosissimo.

Mi rendo conto di quante volte, praticando delle posizioni, la mia mente non sia sul mio corpo ma sia distratta dai pensieri.

In questi casi ovviamente io non sto praticando asana e rischio di creare altre contrazioni che andranno a peggiorare con il passare del tempo, se non ci porto l’attenzione.

Devo prima di tutto imparare ad ascoltare sempre il mio corpo e non scappare con l’attenzione altrove, altrimenti non riuscirò mai a rompere gli schemi e il mio corpo si affaticherà sempre.

Quando la mente non è presente, il corpo si affatica molto di più, la mente stessa si stanca.

Ardha Chandra, la Posizione della Mezza Luna

Vorrei riportare l’asana che nella terza sequenza, parlando di allungamento e tonificazione, mi ha fatto capire come si può usare la contrazione volontaria di un muscolo per far sì che ci sia una successiva distensione del muscolo stesso.

ARDHA CHANDRA all’indietro:

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Prima fletto il busto in avanti, dalla posizione in piedi, per vedere a quale altezza delle gambe arrivano le mani e ho scoperto che manca un centimetro ad arrivare a terra.

Poi porto le braccia verso il cielo, allungo il più possibile, però senza creare tensione.

Quando mi sento pronta mi fletto all’ indietro, espirando.

La mia attenzione va alla zona lombare.

Io non fletto troppo il busto, perché altrimenti avverto dolore.

Ho imparato ad ascoltare il mio corpo, arrivo fin dove il mio corpo lo consente, poi mi fermo, respiro e vedo cosa succede, però sto solo se sono comoda e non sento tensioni.

Ricordo sempre di non creare né fatica, né dolore.

Lentamente, inspirando, mi raddrizzo ed, espirando, fletto il tronco in avanti, rilasso la testa e le braccia. Ora tocco il pavimento con le punta delle dita, la mia flessione è migliorata.

Riassumendo in questa posizione ho sovra contratto, volutamente, i muscoli posteriori che in seguito erano molto più distesi, ovvero, allungati.

Ho così portato la mia mente sulla zona lombare, direttamente sui muscoli contratti, che rende possibile il rilassamento dei muscoli stessi, i quali riusciranno ad eliminare le “tossine” formatesi durante la contrazione e non si formerà l‘acido lattico che porta ad irrigidire il muscolo.

In questo caso ho utilizzato una contrazione per allungare i muscoli e migliorare la flessibilità.

Nel frattempo ho rotto uno schema, ho saputo sentire il mio corpo, capendo fin dove poteva arrivare, ho fatto in modo che fosse comodo e non mi sono provocata dolore, anzi ho provato piacere sia durante sia dopo l’esecuzione dell’asana.

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