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Come sto nelle posizioni

Apr 4, 2016 | Hatha Vidya

di Silvana Manna

Annualità di hatha vidya

Mi è sembrato innanzitutto molto utile riprendere i concetti di Vidya e Hatha yoga.
Ogni volta che ci soffermiamo ad analizzarli c’è sempre qualcosa di nuovo da scoprire.

Vidya

Si ribadisce il significato di “conoscenza immediata”, “consapevolezza” .

Sembra così facile, persino un po’ banale ma se ci fermiamo a riflettere o se cerchiamo di spiegarlo a qualcuno, le cose si complicano subito.

Ci sembra così chiaro (e forse è questa la Vidya) ma quando vogliamo spiegarlo non troviamo le parole, o forse ne troviamo troppe, ma nessuna spiegazione risulta adeguata ad esprimere ciò che vogliamo dire…

I nostri interlocutori ci guardano con comprensione, ma esprimono tutta la loro difficoltà a capire.

Forse l’unico sistema è provare a sederci sul tappetino e sperimentare e far sperimentare agli altri qualche piccola esperienza di consapevolezza, di osservazione e di ascolto di quello che succede se portiamo l’attenzione su una parte del corpo.

Dopo le nostre riflessioni e le letture della dispensa mi è un po’ più chiara la distinzione tra Vidya (conoscenza immediata) e Jnana (conoscenza per ragionamento, capacità di discernere e operare delle scelte).

La Vidya riguarda anche la consapevolezza dell’esistenza degli schemi che tutti noi utilizziamo, per riuscire a superarli e a uscirne. C’è forse un parallelismo con quella che in psicologia cognitiva è definita “metaconoscenza”….

Hatha yoga

Mi trova molto d’accordo l’affermazione che ognuno ha un suo modo di intendere lo yoga e se n’è fatta un’idea personale con i suoi studi e soprattutto con la propria esperienza.

La consueta spiegazione del termine yoga utilizzando la parola “unione” risulta forse più chiara e completa se richiamiamo il significato di “giogo” o il suo collegato “aggiogare”.

Come il giogo tiene uniti i due buoi che tirano il carro, così lo yoga unisce, mette insieme. Dunque lo yoga è “ciò che unisce”.

Ma cosa unisce?

Nel corso della lezione è stata proposta l’immagine (a mio parere molto appropriata) della carta del Carro dei Tarocchi.

Il carro rappresenta il Corpo, l’auriga che guida il carro è la Mente e gli animali che tirano e che devono essere tenuti a freno e guidati sono i sensi, le emozioni, i sentimenti, le sensazioni, gli ideali (il Prana…).

E’ importante capire se è la Mente che governa e guida il Prana o viceversa (è il cocchiere che guida il carro o è il carro che tira?..).

Altre belle immagini emerse dalle riflessioni sono state quelle di yoga come magia, come trasformazione, come gioco.

Mi sembra rendano molto bene l’idea di quanto la pratica costante e sempre più consapevole dello yoga, possano trasformarci profondamente e aiutarci a entrare in armonia con l ‘Universo.

Lo yoga è la magia che trasforma e realizza, attraverso il Corpo, ciò che la Mente vuole.

Hatha yoga è la magia dell’unione del Sole con la Luna, della Mente che guida il Prana e lo fa arrivare in ogni parte del Corpo e lo rende vivo, reale.

In Hatha yoga il Corpo diventa strumento indispensabile per la Mente, fondamentale per guidare e gestire il Prana negli Asana.

E’ veramente un’altro modo di vedere il Corpo, non solo per le sue caratteristiche fisiche da allenare e incrementare.

Portando nel Corpo l’aspetto mentale, lo si trasforma in veicolo di Prana e in campo di azione della Mente.

Dove va la Mente va il Prana e quella parte del corpo su cui si porta l’attenzione diventa più vitale, si irrobustisce.

In caso contrario si affloscia e rischia di ammalarsi.

Pratica

Come sto nelle posizioni ?
Le riflessioni teoriche su cui ci siamo soffermati sono abbastanza complesse e articolate e necessitano, ovviamente, di ulteriori approfondimenti.

Tuttavia nessun discorso o nessuna lettura può sostituire la pratica diretta e l’esperienza concreta.

Ho cercato quindi di introdurre nella mia pratica alcuni degli elementi su cui abbiamo lavorato nel corso della lezione. In particolare mi sono soffermata sulla prima sequenza contenuta nella dispensa.

Questa sequenza era finalizzata all’approfondimento del concetto di immobilità e dei vari tipi di immobilità (reale e apparente, negli esercizi statici e dinamici).

Vrikshasana – Posizione dell’Albero

Albero

Ho potuto constatare la difficoltà di mantenere la posizione di Vrikshasana in modo stabile e sicuro.

Mi sono resa conto di quanti aggiustamenti sono necessari per mantenere la posizione (anche se apparentemente sembra di essere immobili) e di come, comunque, non riesco a mantenerla a lungo e non vedo l’ora di riappoggiare il piede a terra.

E’ inoltre per me impensabile mantenerla a occhi chiusi.

Anche dall’osservazione del “riposo in piedi” sono venute fuori alcune scoperte interessanti.
Pensavo che starsene in piedi non fosse poi tanto difficile…

_MG_3357

In realtà prestando attenzione al mio corpo in questa posizione, mi sono resa conto che l’asana non è poi così stabile come immaginavo e soprattutto ho ben compreso come non sarei riuscita a mantenere a lungo l’immobilità perché avevo continuamente qualche “pezzo” da rimettere a posto (i piedi, le gambe, il bacino, la testa..).

La Croce di Sant’Andrea

Croce S.Andrea

Nell’assumere questa posizione mi ha aiutato molto prestare attenzione ai diversi elementi che contribuiscono a mantenerla in modo stabile portandoci l’attenzione della Mente (l’appoggio dei piedi, la posizione delle gambe, il bilanciamento del bacino, l’addome rientrato, il torace in espansione, le braccia stirate verso l’alto e il capo eretto).

La posizione è diventata via via più stabile e sicura, come se progressivamente si realizzasse il radicamento dei piedi e la stabilità delle gambe.

Comincio ad avere la sensazione che potrei rimanere più a lungo nell’asana, se la Mente rimane attenta e vigile.

Tadasana

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Il movimento laterale delle braccia verso l’alto e poi verso il basso stabilizza sempre più la posizione e il ritmo del respiro che si regolarizza in armonia con il movimento, permette al Corpo di “sistemarsi” al meglio per il mantenimento dell’asana.

Uttitha tadasana

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Il sollevamento sulla punta dei piedi con le braccia rivolte verso l’alto rimette nuovamente l’asana in una condizione di instabilità.

Solo prestando molta attenzione allo spostamento del baricentro sono riuscita a mantenere una condizione di maggior equilibrio e stabilità.

Natarajasana – La Posizione di Shiva Danzante

Nataraja

La posizione mette a dura prova l’equilibrio… Sembra impossibile riuscire a rimanerci in modo stabile, senza continui tremori, contrazioni o aggiustamenti…

Con grande pazienza, senza fretta ho ripercorso tutti i passaggi, partendo dal radicamento del piede a terra e passando al progressivo e lento sollevamento dell’altro, cercando di mantenere la concentrazione sul respiro che via via è arrivato dappertutto.

Mi è stato di aiuto percepire il corpo come un bilanciere e provare a spostarlo avanti e indietro fino a raggiungere una posizione stabile.

Sethuasana – La Posizione del Ponte

Ponte

Dopo i passaggi precedenti mi è sembrato di raggiungere con maggior facilità la Posizione del Ponte.

Mi è sembrato che il bacino si sollevasse verso l’alto e si riabbassasse a terra con leggerezza.

Nel passaggio successivo il sollevamento delle braccia sincronizzato con il respiro, ha ulteriormente facilitato il sollevamento del bacino.

Nella fase statica ho nettamente percepito il mantenimento statico e l’immobilità reale della posizione.

Ho avuto la sensazione che avrei potuto mantenerla a lungo e sono rimasta lì a godermela per un bel po’ senza nessuna fatica.

Certo che questo è veramente un altro modo di fare yoga…..

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