di Antonella Raoss
Lo yoga
Questo è lo yoga: la capacità di unire il corpo alla mente, attraverso l’uso del prana nel corpo, dei suoi principi vitali.
Che cos’è per me lo Yoga
Mi sono avvicinata allo yoga molto tempo fa, quasi 30 anni, allora avevo un’idea molto vaga di cosa fosse, forse avevo letto un libro..
Quello che sapevo era che dovevo fare al più presto qualcosa per ritrovare me stessa; avevo avuto un aborto spontaneo e cercavo invano di rimanere di nuovo incinta con il risultato di essere esaurita quasi ad un passo dalla depressione.
Lo yoga è stata la mia salvezza non solo sono riuscita a non prendere nessun farmaco, ma in poco tempo ho recuperato forza fisica e soprattutto fiducia in me stessa, forza di volontà per andare avanti e affrontare la vita in modo diverso, più consapevole.
Questo è lo yoga: la capacità di unire il corpo alla mente, attraverso l’uso del prana nel corpo, dei suoi principi vitali.
Riporta la mente all’essenza della vita, alla realtà, alla consapevolezza di quello che siamo, un microcosmo all’interno di un macrocosmo, infinitamente piccoli, ma con possibilità e capacità infinitamente grandi se solo ci permettiamo di conoscerle ed usarle.
Il nostro corpo rispecchia la nostra condizione sia fisica, che mentale.
Tutti i condizionamenti che abbiamo subito fin da piccoli, ci hanno modificato la postura e quindi anche il nostro atteggiamento di fronte all’ambiente esterno.
Che cos’è il corpo nello Yoga
Il nostro corpo è una dimensione dello spazio ed è strumento e scopo di percezione della mente.
Ma mentre tutti con il proprio corpo riescono a percepire il mondo esterno attraverso i 5 sensi, pochi riescono a percepire lo spazio corporeo interno.
Sentire il corpo è molto importante, ci permette di avere una percezione diretta e reale, e corpo e mente sentono di essere una cosa sola, ciò procura una sensazione molto gradevole.
Molte persone che fanno fatica a sentire parti del proprio corpo, con lo yoga riprendono consapevolezza di quelle parti che erano come nascoste, in ombra, quasi insensibili.
Con lo yoga impariamo a lavorare con il nostro corpo in modo consapevole e rispettoso, e possiamo liberarci di tanti pesi e di tante strutture mentali che ci siamo fatti.
Attraverso l’asana, cioè una posizione ferma, comoda, perché è solo rimanendo fermi in una posizione, lavorando con il respiro e con la consapevolezza della mente, che si riesce ad entrare in profondità dei muscoli, dei tessuti per permettere il cambiamento, la trasformazione sia fisica che mentale.
Asana che va mantenuta a lungo però nel rispetto dei propri limiti, fin che ci si sente a proprio agio, finché il respiro è fluido, la mente è presente e calma e siamo in una condizione di benessere totale.
La mente va laddove si è acceso qualcosa nel nostro corpo.
Hatha Yoga, Hatha vidyà e Asana
In particolare lo Hatha yoga viene considerato lo yoga dello sforzo erculeo che usa il corpo fisico e attraverso l’asana lo rende un perfetto strumento della mente.
Lo hathayogi è un guerriero, un eroe, che combatte per “dominare” il proprio corpo, la propria mente, le proprie passioni.
Hathavidyà è quando lo yogi pratica lo hatha yoga con conoscenza della realtà, con osservazione senza giudizio, sia dei propri limiti, sia di quello che sta provando mentre lo pratica.
Per eseguire correttamente un’asana, sono necessari più passaggi:
– Il primo è la partenza dove si prende coscienza di come si è, cioè fotografo come sono in quel momento;
– il secondo è l’entrata nella posizione facendo un movimento o una serie di movimenti per assumere la posizione;
– il terzo è il mantenimento della posizione vera e propria;
– il quarto è l’uscita dalla posizione, come mi sono portata nella posizione compio o gli stessi movimenti o degli altri per uscirne;
– il quinto è la fase di assorbimento, di feedback, ascolto quello che mi ha suscitato quella posizione sia a livello fisico (es. consapevolezza della parte del corpo coinvolta nell’asana), sia a livello mentale (sensazione di leggerezza).
Se si assume un’asana in modo scorretto, è sbagliato correggere la posizione in corso; si deve uscire dalla posizione, tornare al punto di partenza e riassumere di nuovo l’asana con gli opportuni cambiamenti (ad esempio gli appoggi).
Come rendere Immobile e Facile l’Asana
Nella prima sequenza di pratica di asana, abbiamo fatto l’esperienza di vari tipi di immobilità e costatato come essa spesso sia solo apparente, soprattutto nelle posizioni di equilibrio dove seppur immobili siamo però rigidi e incerti e chiudendo gli occhi si perdeva facilmente l’equilibrio.
Nella seconda sequenza, abbiamo visto che se volutamente portiamo l’attenzione, riusciamo a percepire più facilmente alcune parti del corpo, anche se però è difficile percepirlo nella totalità.
Ho molto apprezzato il lavoro sui piedi e mi sono stupita di come un‘asana che già conoscevo (la Posizione del Ponte) ad un tratto è diventata leggerissima e molto più ampia e più facile da tenere per la sola spinta dei piedi, spinta che spesso avevo trascurato e che forse nessuno prima d’ora mi aveva detto di fare (mi avevano sempre detto di contrarre forte le natiche!).
Mi è piaciuto molto anche il lavoro con il respiro e con l’immaginazione per favorire l’allungamento di tutta la parte posteriore del corpo in Halasana, la Posizione dell’Aratro.
Alla fine di tutta la sequenza mi sono sentita proprio bene, avevo una piacevole sensazione di calore in tutto il corpo, soprattutto nella schiena.