di Cristiana Isarò
Mente e corpo
La mente e il corpo in realtà non sono separati, noi li consideriamo separati perché abbiamo perso la capacità di vedere che il corpo non esiste senza la mente, riusciamo a vedere o l’uno o l’altra ma non insieme.
La mente
La parte razionale della mente è quella che ha cominciato a dividerci dal corpo. La mente è sempre in azione, fa un lavoro incredibile deve anche gestire ciò che arriva dall’esterno.
Quando si è bambini si è in contatto con il TUTTO, quando si cresce e il giudizio incomincia ad agire, inizia la divisione, e ad essa contribuisce anche l’intelligenza che divide anche dalla parte spirituale.
La consapevolezza mette in evidenza un elemento alla volta, è dunque una forma di attenzione; la coscienza invece illumina tutto, ma non mette in evidenza il particolare.
La consapevolezza serve a riportare alla conoscenza tutta la dimensione incredibile della coscienza; essa serve per imparare a conoscere ciò che ci è sconosciuto.
Prana
Nello Hatha Yoga la mente, tramite il Prana, va ad interagire sulla vita del corpo, ma anche il corpo influenza la mente: se durante gli asana creo sforzo e dolore anche la mente diventerà “sofferente”.
Lo Yoga deve dare forza e piacere e non creare dolore oppure solo rilassamento.
Il corpo interagisce profondamente con la mente e dovrebbe esserci una relazione bilanciata fra mente e corpo, l’una non deve prevaricare sull’altro.
Prana è quell’elemento che mette in relazione la mente e il corpo; infatti il Prana esiste quando ci sono due elementi che si attraggono.
Spesso lo Hatha Yoga è considerato come preparazione allo Yoga mentale, in realtà esso comprende un insieme di elementi corporei, respiratori e mentali.
Praticarlo vuol dire direzionare la propria mente al corpo nella costruzione e nell’attuazione della posizione. Tutto ciò richiede ovviamente consapevolezza.
Realizzare una posizione: utilizzare il minor numero di muscoli possibili
Per realizzare correttamente una posizione, l’ideale è necessario utilizzare il minor numero possibile di muscoli.
Ottenere un risultato di questo tipo è possibile mettendo l’attenzione sul modo di assumere la posizione, per poter comprendere i meccanismi del movimento.
Effettuare delle preparazioni dinamiche per arrivare ad assumere la posizione, aiuta a realizzare correttamente un asana.
La maggioranza dei nostri schemi corporei sono stati acquisiti durante l’infanzia; sono quindi diventati automatici.
Lo Yoga ci permette di ricostruire uno schema corporeo da adulti e dunque sicuramente più funzionale.
La mente, che ha un ruolo molto importante nella trasformazione, è un mezzo potente per modificare lo schema corporeo.
Immaginarsi nella posizione è utile ad entrare in contatto con il nuovo schema corporeo che si va a creare man mano.
Durante la fase immaginativa bisogna sentire il corpo che esegue tutti i movimenti necessari per assumere la posizione.
La durata delle posizioni
Un asana si dovrebbe tenere 3 ore ma normalmente una posizione si mantiene per 30 secondi.
L’immobilità è uno degli attributi del divino, è una delle qualità della mente totalmente purificata, quando essa diventa talmente veloce che sta ovunque in qualsiasi momento.
Questa è l’immobilità che ricerchiamo in un asana.
Per arrivare all’immobilità devo fare un movimento con il mio corpo perché la mente riesce a percepire il corpo quando esso è in movimento.
Se voglio mantenere a lungo una posizione, devo far si che il movimento sia originato dai muscoli posturali e per attivarli devo porre attenzione ad ogni singolo movimento che deve essere fatto con calma.
Mantenere la posizione per tre minuti apporta dei benefici a livello circolatorio con un ricambio in tutto il corpo.
Mantenere la posizione per più di 3 minuti significa che iniziano a crearsi degli schemi e un atteggiamento posturale in relazione a quella forma.
Con una durata di 10 – 15 minuti infatti si incomincia a creare posturalmente quella specifica forma immedesimandosi nel suo simbolismo per acquisirne la potenza.
Inoltre si hanno delle modifiche sul metabolismo attraverso il sistema linfatico che trae giovamento.
Si va a percepire così come sono il corpo e il suo interno, come la mente interagisce all’interno del corpo, e si prova piacere osservando la vita che si muove dentro quello spazio.
Per fare tutto questo, come sempre, la consapevolezza è un elemento essenziale.
E’ comunque importante considerare che se si mantiene la posizione per 3 minuti anche senza consapevolezza avviene in ogni caso qualcosa; c’è ad esempio un’azione sulla circolazione.
La posizione del cadavere
La posizione del cadavere (Shavasana) è in realtà una delle posizioni più difficili da fare, più che altro perché viene utilizzata in maniera erronea.
Infatti quando ci si mette distesi significa che la consapevolezza si dovrebbe spegnere in rapporto al corpo fisico come quando dormiamo, ovvero ci si mette nella posizione in cui si impedisce alla mente di risvegliarsi.
E’ difficile perché la mente sa che può abbandonare il corpo, il corpo si raffredda e si perde Prana perché la mente si ritira dalla percezione del corpo e si abbassa il metabolismo.
Considerando che lo Hatha Yoga è una tecnica di risveglio della Vita, bisognerebbe invece appropriarsi della potenza rappresentata dalla posizione, si dovrebbe vincere questa forza e al contrario attivare la vita nel cadavere e quindi cominciare a produrre calore, cominciare a sudare.
I movimenti ultra rallentati
Un movimento ultra rallentato si effettua muovendosi ad una velocità quanto più simile a quella delle piante ovvero, esternamente non si vede nulla ma, in realtà, si attiva un cambiamento nel corpo.
Questo tipo di movimento è un mezzo eccezionale per approfondire la percezione del corpo. Così facendo si attivano le fibre posturali e dunque la struttura posturale ricercando la correttezza del movimento.
Sperimentazione di alcune posizioni
L’ARATRO: La percezione più evidente è stata una sensazione di calma.
LA PERGOLA – Nikunjasana: Nella fase statica ho percepito un’onda di respiro: il movimento continuava comunque ma solo attraverso il respiro.
LA TORSIONE DEL GATTO – Paravritti Svanasana: Sensazione di “apertura alare” delle scapole.
ALLUNGAMENTO DEL BRACCIO: Esercizio fatto con estrema lentezza. Difficoltà nel fare l’esercizio in modo lentissimo e senza sforzo, e nel trovare la posizione giusta per sollevare il braccio.
Dopo vari tentativi la modalità giusta è stata trovata, subito dopo ho percepito un senso di calore molto forte.
Continua lo stupore nello scoprire che attraverso delle posizioni e dei movimenti, apparentemente tanto semplici, si possano scoprire tante cose inimmaginate, come ad esempio la difficoltà nel muovere con facilità il braccio, o lo scoprire che effettuare dei piccolissimi movimenti in realtà permette di agire a livello molto profondo.
Dunque è vero che le cose, spesso, non sono come appaiono.