Categorie articoli:

Vidya e Jnana.. Quale conoscenza?

Mar 2, 2016 | Prana Vidya

di Erika Benini

Vidya e Jnana.. Il sapere che diviene divino

Il Sapere diviene qualcosa di vivo, personale e arricchente per l’uomo che con lungimirante costanza e passione ci si è dedicato.

Vidya e Jnana

Se si ricerca il significato sia del vocabolo VIDYA, sia del termine JNANA in un dizionario sanscrito, ad entrambi viene dato quello di CONOSCENZA.

Si potrebbe quindi supporre che siano sinonimi?

Termini diversi atti ad indicare un medesimo concetto? In realtà così non è.

Nel nostro attuale linguaggio il termine conoscenza, dal latino “cognoscere” (dalla radice greca “gnosi”, e qui la medesima radice semantica con JNANA appare più che evidente), indica una capacità di apprendimento, di acquisire nozioni caratterizzata da un’estrema genericità di concetto.

Il sanscrito, invece, quale lingua sacra, offre una preziosa e illuminante specificità di linguaggio utile a chi voglia intraprendere la via della ricerca del sapere superiore e scegliere tra diversi sentieri.

JNANA

Infatti, da un lato abbiamo JNANA: la conoscenza della Realtà in ogni suo fondamento fisico, sottile e causale; la conoscenza dei Principi su cui si reggono sia il manifesto che l’immanifesto.

Si tratta della Conoscenza Filosofica, non solo razionale (in quanto, altrimenti ben povera cosa limitata alle funzioni mentali prettamente umane), ma arricchita da quel quid aggiuntivo che è l’intuizione luminosa della mente superiore, la Buddhi, non inquinata dalle sovrastrutture cognitive socio-emotive dell’uomo incarnato.

Jnana è, quindi, la conoscenza della mente pura e luminosa.

Ma è un sapere che può essere difficile concretizzare nel proprio vissuto: un meraviglioso universo concettuale astratto di cui non sono state fornite istruzioni per l’uso pratico, se non a livello segreto ed iniziatico a protezione dello stesso valore di quanto rivelato.

VIDYA

Dall’altro lato abbiamo VIDYA, la cui radice “VID” – “vedere”, dà una diversa colorazione al processo del conoscere.

Si tratta infatti, di una pratica di acquisizione del sapere basata sull’osservazione, ma un’osservazione pura, totalmente libera da pregiudizi, preconcetti e aspettative.

E’ il processo conoscitivo che si attua sviluppando l’attenzione e la concentrazione univoca su di un elemento del nostro mondo fino a poterne percepire e coglierne la Realtà Ultima.

Vidya è la conoscenza istantanea nella purezza del cuore, senza l’intermediazione della mente razionale.

Sembra, a prima vista, un processo di apprendimento più facile perché esperienziale e maggiormente istintivo, dietro il quale però si cela la difficoltà di attuare una corretta osservazione ossia distaccata, non perturbata dalle emozioni, dalle memorie e da ciò che si crede verità già acquisita.

Diversi sentieri, unica meta

Ed è questa la ricchezza dello yoga: fornire al ricercatore ampie possibilità di scelta sul tipo di cammino da poter intraprendere per raggiungere lo scopo ultimo della Conoscenza: comprendere la Realtà Ultima, Satya, la Verità pura, luminosa e senza veli, ed incarnarla.

Infatti per l’aspirante Hatha-yogi è fondamentale non dimenticare mai che ogni conoscenza acquisita va sperimentata e resa “vivente” nel proprio microcosmo, affinché ciò che si è appreso non resti vuota ombra, semplice riflesso sfocato di ciò che è reale.

Sia Jnana, che Vidya, pur muovendosi da diversi punti di partenza, quindi, vengono accomunati, oltre che dal loro fine ultimo, dall’impegno (sotto forma di Iccha/volontà e Shakti/potenza) che il sadhaka deve spendere, affinché Jnana non resti un elaborato corpus di idee, per quanto splendide, ma astratte e perché Vidya sia giusta conoscenza, ossia raggiunta tramite un’osservazione non inquinata né dalle emozioni, ne dà sovrastrutture logico-razionali, frutto dell’ambiente socio-culturale in cui il soggetto è inserito.

Il Sapere, in tal modo, diviene qualcosa di vivo, personale e arricchente per l’uomo che con lungimirante costanza e passione ci si è dedicato.

Ti potrebbe interessare: