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L’osservazione distaccata del respiro nel Pranavidya

Mar 2, 2015 | Prana Vidya

Durante ogni annualità ho imparato nuove modalità per fare una pratica di yoga sempre più ricca. Ho iniziato dagli Asana, poi Kundalini e Kriya.

Ad ogni inzio c era la difficoltà naturale data dalla non conoscenza e dalla non pratica, poi lezione dopo lezione ogni cosa si incasellava bene (o abbastanza bene) e comunque riuscivo a farla sempre più mia.

Osservare il Respiro cosi com’è

Quest’anno Pranavidya: l’argomento non è affatto nuovo, Prana.

Visto ampiamente in ogni annualità, anzi in ogni lezione (senza non si potrebbe fare yoga, non si potrebbe proprio vivere).

Ne abbiamo parlato e praticato a lungo, ma forse senza mai realmente osservarlo com’è realmente, cosa fondamentale per poter poi metterci sopra schemi e pratiche corrette.

Parliamo di una delle molteplici forme di prana: il respiro.

Osservarlo com’è, è molto difficile; nell’attimo in cui la nostra attenzione va su di lui lo modifichiamo, ma sicuramente in meglio rispetto al nostro respiro ordinario, che appunto non essendo osservato non è per niente naturale ma bensì brutto, caotico, frammentato, corto, veloce perché rispecchia esattamente il nostro emotivo, influenzato anzi direi quasi completamente succube di eventi esterni (il mondo in cui viviamo) e interni (pensieri e condizionamenti continui generati da imprinting lontani ma fin troppo vicini).

Ora noi proviamo ad osservare il respiro cosi com’è, appunto con Vidya: l’ osservazione svincolata da ragionamento e pathos, l’osservazione immediata per avere la conoscenza vera.

Abbiamo deciso cosa osservare, il respiro, per rendere Vidya più facile e consapevole.

Ma è sempre un campo d’osservazione molto vasto, quindi cerchiamo altri elementi: il respiro fisico (il luogo, la posizione anteriore, posteriore, laterale, la lunghezza dei diversi ritmi respiratori, inspiro espiro, sospensioni, la fluidità, la profondità…); insomma l’attenzione può essere su tanti aspetti fisici ma anche su tanti aspetti emotivi del respiro, cioè cerco di percepire le sensazioni di come sto emotivamente osservando il mio respiro fisico senza giudizio.

Per facilitare l’osservazione abbiamo suddiviso il respiro (sapendo bene che in realtà è unico e non divisibile):

  1. RESPIRO ADDOMINALE
  2. COSTALE
  3. TORACICO
  4. SCAPOLARE
  5. CLAVICOLARE

L’Osservazione del Respiro Addominale

IN SUKKHASANA (o posizione comoda con la schiena eretta)

Osservo il respiro nell’addome come mi si presenta: l’oggetto della mia attenzione è lo spazio d’azione (anteriore, posteriore, laterale) e una volta acquisita questa conoscenza, la fluidità o meno delle fasi respiratorie.

Percepisco l’espansione nell’inspiro e il rilasciamento nell’espiro, soprattutto anteriormente, ma sento che sto già influenzando il movimento con il mio pensiero (ragionamento) e inevitabilmente lo modifico.

Provo allora a portare l’attenzione sull’aria che entra e esce dalle narici, percependone il flusso a contatto con la pelle del naso, il calore e la freschezza.

Dopo diverse respirazioni più distaccate, torno al mio addome e ora ne sento meno l’ampiezza dell’espansione e del rilasciamento ma continuo a percepire una rigidità nel movimento.

Il respiro è piuttosto veloce nell’inspiro e più lento nell’espiro, mentre le sospensioni sono una inesistente (a polmoni pieni) l’altra a polmoni vuoti comunque corta.

Emotivamente sento sempre una certa contrazione nell’inspiro, che riesco a rilasciare dopo averla osservata e successivamente modificata.

POSIZIONE DEL SARTO

Bene! Questa posizione mi permette di percepire finalmente l’inspiro completamente libero, sento una grossa espansione anteriore della mia pancia (fisica ma anche dentro ai visceri), ma anche posteriore, come se il mio respiro addominale avesse molto più spazio, dove poter circolare.

In effetti, il torace è chiuso e quindi lo spazio è già in partenza quasi esclusivamente per l’addome

E’ molto piacevole. Il respiro è molto più lento e fluido, in tutte le sue fasi.

POSIZIONE SUKASANASUKKHASANA

Tornata con il busto eretto in questa posizione, nonostante la mia attenzione sia rivolta all’addome, percepisco che il respiro, senza che io lo modifichi (credo) sale più in alto al torace nell’inspiro, per riscendere nell’espiro all’addome.

Si è ampliato lo spazio della mia respirazione, più una percezione di espansione interna che di movimento fisico, creando anche una maggiore fluidità.

consigli-asanaPOSIZIONE DELLA FOGLIA CON PUGNI ALL’INGUINE

Ora la mia respirazione nell’addome, la percepisco forte come se fosse un liquido che riempie tutta la cavità addominale, dal pube fino a sopra all’ombelico, passando attorno ai due pugni per poi continuare ad espandersi posteriormente e lateralmente nella zona lombare.

Se da un lato i pugni limitano la percezione del passaggio dell’aria in quei punti, dall’altro potenziano il mio respiro rendendolo proprio più potente nel passaggio dell’inspiro e di conseguenza creando un profondo rilasciamento nell’espiro.

POSIZIONE DEL COCCODRILLO

Percezione di espansione principalmente posteriore del mio respiro, la mia zona lombare la percepisco più grande aperta e distesa

POSIZIONE SUPINA

La zona di espansione del mio respiro diventa più omogenea, la sento a “360” gradi, lieve e lenta nel movimento, ma ben distribuita su tutti i lati del mio bacino.

POSIZIONE ROVESCIATA DELLA CANDELA

Per percepire questa posizione abbastanza confortevole, vado nella mezza candela (in realtà una via di mezzo tra la Candela e la Mezza Candela), osservo il mio respiro nell’addome e di nuovo (come nella Posizione del Sarto) sento un espansione molto fisica della mia pancia, accentuata ulteriormente dalla forza di gravità. Se la osservo, senza modificarla la mia pancia inspirando pare un palloncino che espirando si svuota.

Anche se l’osservazione dovrebbe essere distaccata, almeno in una prima fase, poco dopo mi sono gustata il piacere di sentire la mia pancia libera di espandersi, facilitata per l’appunto dalla forza di gravità

POSIZIONE SUPINA

Ritorniamo a terra supini, prima con i piedi liberi e poi incrociati. La percezione del luogo del mio respiro addominale è di nuovo cambiata. Si espande nel diaframma, fino all’inizio del torace. Ritorna ad essere meno fisica e più nell’interno dei miei visceri. Percepisco di più le sospensioni, anche quella dell’inspiro che era inesistente, ora c’è.

POSIZIONE SUKASANA

Osservo la mia respirazione addominale ora la percepisco lenta, armonica senza frazionamenti, lieve nel movimento e grande come spazio all’interno della mia pancia; è morbida e rilassata e sento il pulsare del battito del mio cuore.

In questa sequenza, l’osservazione, facilitata da le diverse posizioni fisiche assunte, ha cambiato la mia respirazione addominale, inizialmente ordinaria, caotica, frammentata e senza attenzione, solo anteriore e disomogenea, ad una percezione di un’espansione e rilasciamento più fisico, ma già più definito nella sua dualità, fino ad una percezione di un respiro più lento, lieve, con sospensioni più lunghe (rispetto all’inizio della sequenza) che mi ha permesso di percepire il pulsare del mio battito cardiaco.

 

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