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LA FLESSIONE INDIETRO

Ago 10, 2020 | asana

di Gaia Zanchini

All’interno della pratica di Hatha Yoga sono molte le posizioni che richiedono al nostro corpo, e con esso alla nostra mente, di flettersi all’indietro.

Anche la flessione all’indietro, come la sua antitesi (la flessione in avanti), ha una forte valenza significativa che ci porta costantemente a traslare la pratica sul tappetino nella vita reale.

Niente di quello che facciamo nella pratica è meccanico e privo di significato: ancora una volta andremo a giocare con un movimento, già conosciuto, che diventa nuovo, aiutandoci ad aprire uno “spazio” vitale molto importante.

All’interno del torace ha sede il nostro cuore: esso, essendo lo spazio dove ci identifichiamo, nonché il primo organo che si forma nel feto, rappresenta il nostro sole interiore che attraverso il suo pulsare ci dà la forza per poterci realizzare e relazionare con il mondo esterno. Il cuore ha una sua struttura elettrica, non ha bisogno dei nervi del cervello, è indipendente e serve tutto il nostro organismo attraverso il suo pulsare continuo.

Le flessioni all’indietro vanno a mobilizzare lo spazio del torace, cioè lo spazio dell’Io: portare la nostra attenzione su questa parte del corpo e “aprirla” con il movimento e la consapevolezza, ci può aiutare a rafforzare la percezione di noi stessi, permettendoci di trovare fondamenta solide in ciò che siamo e re-imparando a stare bene con noi.

Nelle flessioni all’indietro andiamo ad espanderci, evidenziando lo spazio del torace, del nostro Io, in un gesto di per sé contro natura.

Andare contro natura ha in questo caso una valenza positiva: significa compiere un gesto che non usiamo nella quotidianità, poiché non previsto dalla nostra struttura articolare, ma che diventa importante per aiutarci ad affermare la nostra volontà e con essa la nostra persona.

Attraverso questo movimento, noi dobbiamo svincolarci dal nostro legame con la natura vincendo, con la forza di volontà nonché la forza fisica, la forza di gravità che ci costringerebbe altrimenti a muoverci solo verso il basso. Cerchiamo con questo movimento la nostra forza e la nostra libertà.

Una volta compresa la qualità e la valenza di questo gesto, andremo a metterlo in pratica “per sentire” come tutto questo può essere reale. La pratica della sequenza che ci è stata proposta durante la lezione è stata fondamentale per permetterci di imparare a fletterci all’indietro in maniera spontanea e senza sforzo.

La mia pratica di Hasta Uttanasana:

In piedi mi appoggio, cercando la stabilità e la sicurezza.

I miei piedi sono ben ancorati alla terra diventando un punto di solidità e di potenza: è da lì che raccolgo la forza per elevarmi ed aprirmi all’indietro.

Resto in ascolto del mio respiro cercando di percepirlo senza influenzarlo e così appoggio anche lui, radicandolo.

Quando tutto è quieto e stabile mi preparo per elevarmi. Espiro portando la mente nello spazio del torace, al cuore pulsante, e poi, inspirando, comincio ad espandermi prendendo la forza dall’appoggio dei miei piedi. In questo movimento di espansione che nasce dal basso fletto in avanti le ginocchia per proteggere la zona lombare mentre lascio scivolare in avanti il pube.

A questo punto espando il torace allungando le braccia verso l’alto. Le mie braccia alzandosi non tirano all’indietro bloccando l’espansione e raccorciando la struttura posteriore che andrebbe così a comprimersi, bensì si allungano verso l’alto, con uno stiramento che parte dalle falangi, accompagnando armoniosamente il movimento di espansione del torace.

Nella flessione all’indietro il mio corpo mantiene le proprie lordosi (piedi, ginocchia, zona lombare e collo) al fine di far sì che la forma abbia la propria mobilità e respiri. Una forma, asana, che non è mobile, senza respiro, può creare blocchi importanti a livello del corpo e della mente. Arrivo nella posizione e sento che in essa il mio corpo respira.

Flettersi all’indietro, seguendo questo percorso, ha significato per me arrivare ad una forma stabile e forte dove ho desiderato “indugiare e stare” pienamente.

E’ in questo movimento che ho imparato a sentire l’espansione posteriore del torace trovando qui il mio IO.

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