di Gaia Zanchini
La colonna vertebrale in India è conosciuta come Merudanda: rappresenta l’asse del corpo così come il monte Meru è l’asse della Terra; per questo si suppone che svolga, rispetto al corpo, la stessa funzione che il monte Meru esplica rispetto alla Terra, cioè sostenerlo nella posizione eretta. La colonna vertebrale si estende dal Muladhara (Chakra radice che si colloca a livello del perineo) al collo (dove risiede Vishuddha Chakra) ed è una struttura articolare che serve a proteggere il prolungamento del cervello (midollo spinale).
Nella pratica yogica, così come nella vita, è di fondamentale importanza rispettare la forma della colonna vertebrale per evitare che degenerazioni di questa possano portare a lesioni del midollo. La colonna vertebrale è fatta di diverse curve che sono naturali e che è assolutamente sbagliato cercare di raddrizzare.
A livello del Muladhara Chakra, abbiamo il coccige, in cifosi, che è collegato alle ossa del bacino tramite l’articolazione semi-rigida sacro-iliaca. Questa non è un’articolazione che reca movimento ma ha comunque una sua elasticità, poiché, a seconda dell’orientamento del bacino, si ha un’influenza sulla colonna: il bacino influenza l’osso sacro così come il coccige (osso sacro) influenza il bacino.
A livello del plesso solare, Manipura Chakra, c’è il tratto lombare che è naturalmente in lordosi. E’ fondamentale effettuare respiri profondi nella nostra zona lombare, in quanto i tessuti elastici di cui sono fatti i dischi intervertebrali (così come il loro nucleo interno) hanno bisogno di essere profondamente nutriti. Non essendo questi attraversati dai vasi sanguigni, il solo modo in cui ottengono questo nutrimento è attraverso un processo di osmosi (dato dal movimento di cui il respiro è l’esponente per eccellenza).
A livello di Anahata Chakra c’è il tratto dorsale. La forma a nicchia di questa parte della colonna rappresenta simbolicamente la nostra casa, quindi la cifosi è indispensabile alla mia mobilità respiratoria: non deve essere, comunque, rigida perché non blocchi il movimento del diaframma. Esso è attaccato sulle costole della gabbia toracica e ad ogni vertebra lombare: espirando il diaframma sale, inspirando il centro frenico scende, le sue fibre si contraggono e grazie al controllo della cintura addominale (a lavorare sono soprattutto i trasversi addominali che devono impedire la deformazione dell’addome) non scenderà troppo; solo così, avremo una decompressione vertebra per vertebra della zona lombare.
Infine, a livello di Vishuddha Chakra, c’è il tratto del collo più alto, punto di fondamentale contatto tra la testa ed il resto del corpo. Il collo e le vertebre cervicali sorreggono la testa e le permettono il movimento. Attraverso alcuni tipi di asana devo ricominciare a dare mobilità e leggerezza al collo, lasciando che esso si muova con facilità a ritmo del nostro respiro: essendo questo in relazione con la testa e quindi con i pensieri, la percezione di questa leggerezza può significare libertà di pensiero.
Nella pratica dell’āsana quello che conta, quindi, non è la sua forma ma la mobilità: se io faccio yoga per la vita devo riacquistare mobilità. Qual è l’elemento che dà mobilità della colonna vertebrale? La respirazione. Attraverso le nostre posizioni, āsana, noi aiutiamo la mente a percepire le diverse parti della nostra colonna e quindi a indirizzarvi la consapevolezza respiratoria.